La campagna kiwi 2010/2011 si è conclusa da poche settimane, e i bilanci finali sono piuttosto deludenti. Prezzi buoni ma sotto le aspettative e stabilità delle quotazioni sono i due elementi che hanno caratterizzato una stagione dalla quale gli agricoltori si attendevano molto di più. L’offerta italiana di kiwi, infatti, si è fermata a 442 mila tonnellate, il 15% in meno rispetto al 2009/2010.
Proprio come la Grecia, principale concorrente del nostro mercato, che ha perso il 17%. In ogni caso, quest’ultimo Stato ci ha dato filo da torcere nei principali mercati di sbocco per i kiwi italiani, Germania in primis, che a più riprese ha preferito il prodotto greco. Stesso discorso per la Russia e gli altri Paesi dell’est: la delusione dei produttori italiani è stata notevole.
Riguardo alle quotazioni, analizzando i prezzi franco partenza per l’estero si può notare come il calibro 27 in confezione da 10 chili abbia mantenuto un prezzo medio di 1,05 euro al chilo fino a fine marzo, per poi salire nelle ultime settimane della campagna, come sempre avviene, anche se in maniera inferiore rispetto alle aspettative degli agricoltori: la quotazione finale si è fermata ad appena 1,25 euro al chilo. Idem per il calibro 30 in confezioni da 10 chili: 0,95 euro al chilo fino a fine marzo, poco più di 1 euro al chilo in fase terminale. Ma il cestino da 13 frutti è stato ancora più piatto, con una quotazione rimasta a 0,9 euro al chilo lungo l’intera durata della campagna. Va detto, in ogni caso, che le quotazioni appena illustrate sono state di poco superiori rispetto a quelle delle due campagne precedenti, fortemente caratterizzate dalla crisi economica. Ma il problema sta proprio qui: la via d’uscita dalla crisi sembrava vicina, gli agricoltori si aspettavano quotazioni migliori, mentre invece i segnali di miglioramento sono stati deboli. E la delusione forte. L’analisi sul momento d’impasse dell’actinidia è riportata sul sito agronotizie.com