COSA RESTA DELL’EUROPA? BUROCRAZIA E TAGLI A GO-GO

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Due cose sono certe: la nuova Pac debutterà il 1 gennaio 2015, quindi quest’anno e il prossimo nulla cambierà per le imprese agricole italiane. Poi la seconda certezza è che per la prima volta nella storia l’Europa riduce il suo budget, quindi si tira la cinghia. L’esito dell’accordo al ribasso sulla spesa programmata per il 2014-2020 è finito nel tritacarne della campagna elettorale.

Quindi è difficile dare un giudizio onesto. Forse non si poteva fare di più. Certo è che oggi bisogna chiedersi cos’è diventata l’Europa e se ha ancora senso parlare di ‘Unione’ europea. Dov’è finito il progetto? Qui di ‘unitario’ c’è ben poco, ognuno tira l’acqua al proprio mulino. Chi vuole tagliare a tutti i costi, chi chiede sconti, chi (Italia) vuole ridurre il danno di maggior contribuente netto alle casse comunitarie.

Mentre a Bruxelles si trattava, a Berlino il presidente della Commissione agricoltura dell’Europarlamento (Comagri), Paolo de Castro, invitato da Basf parlava delle prospettive dell’Europa agricola a partire dalla controproposta approvata da Comagri sulla riforma Pac, con in evidenza l’aumento dal 4,6 al 5% del contributo ai programmi operativi delle Op e le altre misure normative di sostegno al sistema organizzato dell’ortofrutta. Misure comunque da discutere e negoziare con il Consiglio dei ministri agricoli e la Commissione, nel quadro di una Pac che nel giro di 7 anni scenderà a regime a poco più di 40 miliardi complessivi con un taglio di 10 miliardi rispetto ad oggi.

L’aspetto più surreale è che l’Europa, il più grande importatore al mondo di derrate agricole, continua a implementare burocrazia, costi e controlli per le sue imprese, ossessionata dagli aspetti ambientali, mentre non ci si preoccupa di produrre (il mondo ha sempre più fame, e fame di ‘qualità’) e si aprono le nostre frontiere a tutto il mondo per importare produzioni realizzate con criteri ambientali e socio-etici quanto meno ‘discutibili’.

Ci si preoccupa di fare sviluppo e occupazione? Della competitività delle nostre imprese? Di aiutare chi esporta sui mercati lontani? Per niente. Ben che vada si cerca di difendere lo status quo, in un quadro di slittamenti progressivi verso una politica che punta a ‘pensionare’ l’agricoltura europea. Se questa è la strada, tanto vale rinazionalizzare in tutto o in parte le politiche agricole: almeno sapremo con chi prendercela.

 

Lorenzo Frassoldati

direttore Corriere Ortofrutticolo

lorenzo.frassoldati@corriere.ducawebdesign.it

 

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