Il maltempo si fa sentire sui prezzi alimentari al dettaglio. Le coltivazioni compromesse dall’ondata di neve e gelo, che ha attraversato l’Italia nel mese di gennaio, hanno creato il fisiologico aumento invernale dei listini al consumo. Ed è la verdura fresca a subire particolarmente i rialzi al dettaglio (+9,5% su base mensile).
Ma ora in campagna si teme per l’imminente perturbazione artica che porterà con sé i giorni più freddi della stagione. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando i dati pubblicati dall’Istat.
Il maltempo invernale è una sciagura per le imprese agricole. Infatti -spiega la Cia- non solo compromette gravemente le colture invernali coltivate in campo aperto, come spinaci, radicchio, cicorie, cavoli, insalate, broccoli, verze, finocchi e carciofi, ma gonfia anche i listini al dettaglio. In questo caso, gli aumenti maggiori riguardano gli ortaggi, ma sale, anche se in modo leggermente più contenuto, anche la frutta fresca (+8,5%). Ma non solo.
Il freddo artico in arrivo, che secondo le previsioni interesserà l’Italia fino a metà mese, fa crescere l’allarme nelle campagne -continua la Cia- anche sotto il profilo dei costi produttivi, visto che in questo senso neve e gelo costano caro al settore primario. Aumentano, infatti, le spese per il riscaldamento di serre e stalle, dove i problemi sono legati anche alle rese produttive degli animali da latte, che possono diminuire fino al 20 per cento.
Ma l’“effetto maltempo” sui prezzi degli alimentari -conclude la Cia- avviene in un contesto di grande difficoltà anche per le famiglie, provate da un anno in cui l’aumento record della pressione fiscale e il calo costante dei redditi hanno depresso fortemente i consumi. Con il risultato che 3 famiglie italiane su 5 sono costrette a “tagliare” pure sulla tavola, diminuendo le quantità e spesso rinunciando alla qualità dei cibi.