UNIONI NAZIONALI DI PRODOTTO: MEGLIO SEPARATI IN CASA?

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Sabato scorso al convegno dell’Op COP-Consorzio Ortofrutticolo Padano dal titolo "Ortofrutta veneta, rilancio o lento declino?" dopo la bella, amara e lucida relazione del presidente Fausto Bertaiola, nella tavola rotonda – presente il ministro Catania – che è seguita il presidente di Unaproa, Ambrogio de Ponti, ha reagito vivacemente a una mia domanda.

Ho chiesto perché Unaproa non si fosse integrata con le altre unioni nazionali di prodotto come hanno fatto Uiapoa e Unacoa (da cui è nata Italia Ortofrutta).

“Non c’è bisogno di sposarsi per lavorare assieme, ecco qui una relazione su tutte le cose che stiamo facendo assieme. Anche voi potreste fondervi con l’Informatore Agrario e non lo fate…”. Raccogliamo volentieri la intelligente provocazione di De Ponti. E’ vero noi e l’Informatore Agrario facciamo lo stesso mestiere (informazione nel settore agroalimentare) però abbiamo mission profondamente diverse: loro sono un settimanale generalista, si occupano di agricoltura a 360 gradi, noi specializzati nell’ortofrutta. Abbiamo pubblici in gran parte diversi, e poi rispondiamo a società editrici private ovviamente separate e distinte, con un unico tratto in comune: la territorialità, il Veneto.

Le unioni nazionali di prodotto fanno invece lo stesso mestiere, si rivolgono agli stessi soggetti (le Op) che sono anche i loro ‘padroni’. Per farla breve, siamo d’accordo con De Ponti: non occorre sposarsi per lavorare assieme e andare d’amore e d’accordo. Tante volte è meglio essere “separati in casa”. Però nel mondo cooperativo e in specifico dell’ortofrutta si sono avviati negli ultimi tempi processi di semplificazione significativi: prima l’Aci, poi l’Aci agricola, poi l’ufficio ortofrutta unico. A livello più alto è nata Agrinsieme (Aci agricola + Cia e Confagricoltura)…insomma si sono messi in moto processi dai quali non si torna più indietro.

Un unico organismo di rappresentanza per tutte le Op dell’ortofrutta sarebbe uno sviluppo naturale, che fra l’altro sembrava già realtà, salvo poi fare retromarcia. Poi è vero, bisogna dimostrare nei fatti che integrarsi serve e che si ottengono migliori risultati. Ma di questo non dubitiamo, se già adesso le due unioni nazionali lavorano di buona intesa. Se però così non fosse, prima o poi bisognerebbe spiegare cosa osta all’integrazione, perché non si fa. E fin qui certamente nessuno vuole arrivare.

 

Lorenzo Frassoldati

direttore Corriere Ortofrutticolo

lorenzo.frassoldati@corriere.ducawebdesign.it

 

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