“La più grande emergenza della filiera del pomodoro da industria del Nord Italia è quella dell’approvvigionamento dell’acqua. La crisi idrica potrebbe essere fatale per il nostro settore ed è per questo che non si può affrontare con leggerezza. Serve entro dicembre un piano di lavoro chiaro che ci tuteli per il futuro”.
Lo dice Francesco Mutti, presidente della Mutti SpA di Traversetolo (Parma), una delle realtà più importanti del settore, confermando quanto già scritto dal Corriere Ortofrutticolo lo scorso giugno. La crisi idrica ha messo in grande difficoltà la filiera nel corso di questa campagna e l’incontro tra i produttori e l’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli è stata l’occasione per fare il punto della situazione sulla campagna di trasformazione che finora ha visto trasformati 1,2 milioni di tonnellate di pomodoro, pari al 46,13% dei quantitativi contrattati.
Con il 70% di piogge in meno nel bacino di Parma e Piacenza, la siccità ha messo a dura prova la coltivazione. L’Organizzazione interprofessionale del pomodoro da industria del Nord Italia propone di costruire invasi per trattenere acqua nei periodi in cui è presente. “Molto si è fatto, ma tanto resta da fare per fronteggiare il cambiamento climatico. Positive sono state le deroghe al deflusso minimo vitale dei fiumi concesse dalla Regione così come costante è l’impegno della filiera nel ricercare varietà sempre meno idro-esigenti, nell’estendere ulteriormente le pratiche di irrigazione a goccia in campo e di riciclo delle acque negli impianti di trasformazione. Ora però è necessario lavorare per ridurre gli sprechi degli impianti di distribuzione delle acque più obsoleti e soprattutto realizzare nuovi invasi irrigui, anche ad uso plurimo delle acque, di capacità idonee a rispondere ai fabbisogni della filiera del pomodoro da industria e delle altre filiere agricole di questo importante territorio dell’agroalimentare italiano” ha sottolineato il presidente dell’organizzazione Tiberio Rabboni.
A breve la Regione pubblicherà un nuovo bando da 18 milioni di euro per la realizzazione di invasi fino a 250mila metri cubi. “Altrettanto importante il nostro impegno sulla ricerca e sull’innovazione per sostenere le nuove tecniche irrigue, il risparmio, la diffusione di varietà meno idro-esigenti e l’agricoltura di precisione” ha detto Simona Caselli.
La campagna 2017 si sta contraddistinguendo per un ritmo molto sostenuto negli stabilimenti di trasformazione visto che le elevate temperature di quest’annata hanno accelerato la maturazione del prodotto. Le rese in campo sono buone, nonostante i deficit idrici di alcune aree, mentre le rese in stabilimento sono al di sotto delle aspettative per cui è necessario un maggior quantitativo di materia prima per realizzare i prodotti trasformati. Nel complesso sono 36.707 gli ettari di superfici effettive coltivate a pomodoro per il 2017, in calo del 7,5% rispetto al valore dello scorso anno e in diminuzione del 2,5% rispetto a quanto contrattato ad inizio campagna. L’Emilia Romagna si conferma la regione con la quota più grande di superfici coltivate pari a 24.866 ettari, seguita da Lombardia (7.494), Veneto (2.121) e Piemonte (2.029). Questa la ripartizione invece tra le province dove la coltura è più forte: Piacenza 10.003 ettari, Ferrara 6.177, Parma 4.666, Mantova 3.963, Cremona 2.102, Ravenna 1.929, Alessandria 1.821, Reggio Emilia 993, Rovigo 895, Verona: 780, Modena 729. Seguono altre province con valori più contenuti.