PESCHE, IL PATTO TRA ITALIA, SPAGNA E FRANCIA TRABALLA. NEL PIANO DEL MIPAAF MANCANO I TRANSALPINI

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Traballa il tradizionale trittico politico Italia-Spagna-Francia sulle pesche nato da alcuni anni per fare fronte comune davanti alla Commissione europea e sensibilizzarla a rinforzare le misure a sostegno dei volumi non assorbibili dal mercato.

Nel piano strategico elaborato dal Mipaaf lo scorso 8 agosto, l’approccio congiunto alle istituzioni comunitarie infatti prevede la collaborazione solo con la Spagna.

Tra le cause ufficiali di questa assenza della Francia, c’è la mancanza di interlocutori d’Oltralpe per il cambio dei vertici occorso quest’estate nel mondo della cooperazione transalpina. Ma è anche notoria la strategia nazionalista sul comparto drupacee messa in atto dai francesi che puntano a produzioni proprie di qualità destinate esclusivamente ai canali distributivi domestici e che potrebbe essere stata ulteriormente amplificata dal dibattito scatenato su un possibile futuro itinerante di Europeche emerso nell’ultima edizione di Medfel.

Nei fatti, quest’anno il pressing sulla Commissione europea studiato dal Mipaaf per il sostegno alla campagna 2017, prevede la collaborazione della sola Spagna.

La mancanza dell’interlocutore francese ci fa perdere un polo compatto di istituzioni di categoria dalla lunga tradizione aggregativa, certamente molto più antica (e meglio strutturata) di quella spagnola e italiana che invece ancora devono fare i conti con un comparto sostanzialmente frammentato.

Tutti elementi che il piano strategico del Mipaaf non ignora vista anche la priorità accordata alla realizzazione di un catasto delle produzioni, primo passo indispensabile per iniziare a parlare di un serio processo aggregativo.

“Quest’anno alla Francia non interessava spingere per l’aumento delle quantità ritirabili vista l’esiguità dei loro volumi destinati al mercato interno – spiega Davide Vernocchi, coordinatore del settore ortofrutticolo dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari che ha sempre partecipato agli incontri dei gruppi Italia-Francia-Spagna -. C’è anche da dire che, per via dei cambi al vertice nel mondo della cooperazione francese, avvenuti proprio quest’estate, mancavano anche gli interlocutori con cui interfacciarsi. Non si può ignorare però che si riscontra una certa mal disposizione dei francesi verso i prezzi al ribasso imposti dalla concorrenza spagnola che, per contro, lavora sull’incremento massivo dei volumi di pesche. Solo per le piatte quest’anno hanno immesso sul mercato 5 milioni di quintali in più”.

In direzione opposta alla Francia che registra un calo progressivo dei volumi di drupacee con l’obiettivo di puntare a produzioni di alta qualità per il mercato interno.

Così mentre le pagine della cronaca hanno riferito dei blocchi di tir iberici in territorio francese, l’ombra del protezionismo (per lo meno sulle colture più fragili) sembrerebbe tornare ad aleggiare, neanche troppo velatamente, sul mercato europeo.

“Che ci possano essere tatticismi di mercato o di governo non lo dubito – spiega Paolo De Castro, Primo Vice Presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo –. Si tratta di decisioni che necessariamente devono tenere conto delle condizioni particolari dei singoli Paesi ma nel Parlamento europeo non c’è stato nessun cambio di strategia. Con la Francia e con gli altri Paesi membri si continua a lavorare in sintonia e a strettissimo contatto soprattutto per la promozione ed il sostegno agli strumenti di gestione del rischio in agricoltura. Una politica che va fatta insieme e che stiamo facendo insieme”.

Nella riunione al Dg Agricoltura del Mipaaf è stato convocato anche un rappresentante di Areflh, l’associazione delle regioni produttrici europee, che per i prossimi due anni ha la presidenza italiana nella persona di Simona Caselli, assessore all’agricoltura della regione Emilia-Romagna che così commenta l’incontro: “Il ministero ha chiesto ad Areflh e ai suoi soci europei di contribuire attraverso la trasmissione di dati di previsione e di andamento dei mercati. Anche se non faremo parte del tavolo nazionale perché siamo un organismo sovranazionale, contribuiremo certamente. Una programmazione congiunta tra i Paesi produttori, soprattutto sulle colture più fragili, è necessaria visto anche l’andamento della campagna drupacee che, vuoi per il caldo vuoi per l’aumento delle superfici in alcuni Paesi, ha portato, quest’anno ad una vera e propria debacle. A tal fine abbiamo chiesto all’Ue di spostare le misure di sostegno per mele e pere sul comparto pesche perché quelle già assegnate non sono state sufficienti. Ma non sarà facile perché significherà modificare un regolamento Ue e aprire, quindi, un dialogo con altri grandi produttori di mele e pere come ad esempio Polonia, Belgio o Portogallo”.

Intanto, a proposito di colture mediterranee fragili, il Mipaaf ha già indetto il secondo appuntamento del gruppo di contatto sugli agrumi con i Paesi europei produttori.

“Abbiamo invitato tutti i Paesi interessati – chiarisce Roberto Cherubini, coordinatore gruppo ortofrutticolo della direzione generale del Mipaaf – tra questi anche Francia, Spagna e Grecia. Non è corretto dire che il trittico Italia-Francia-Spagna è messo in discussione ma è certo che, all’interno dei gruppi di contatto, si sta ragionando sulla possibilità di rivedere le modalità di riunirsi. L’intento è fare in modo che queste riunioni diventino sempre più fattive e si concludano con l’effettiva individuazione congiunta delle più opportune strategie e tattiche di mercato”.

Mariangela Latella

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