PERCHÉ AMAZON HA ACQUISITO WHOLE FOODS? INNANZITUTTO PER LA LOGISTICA DELL’ULTIMO MIGLIO

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Per la serie: CVD – Come Volevasi Dimostrare. Avevamo scritto la scorsa settimana di Amazon e delle frontiere del commercio elettronico (leggi news) ed è di questi ultimi giorni la notizia della acquisizione da parte di Amazon di Whole Foods Market, l’insegna per eccellenza del biologico negli USA (leggi news). Una acquisizione da 13,7 miliardi di dollari (12,3 miliardi di euro), una bazzecola per Amazon, che conta su di una capitalizzazione di 417 miliardi di dollari – in continua ed irrefrenabile ascesa. Il perché appare piuttosto ovvio: Amazon deve risolvere il problema della logistica dell’ultimo miglio, ovvero ha necessità di basi fisiche per la distribuzione e-commerce dei propri prodotti. Whole Food è una catena che ha avuto negli ultimi dieci anni una crescita paragonabile a quella di Amazon, seguendo l’onda del formidabile sviluppo del biologico negli USA. Si tratta di supermercati bellissimi, si potrebbe dire di élite, dedicati quasi esclusivamente a prodotti biologici certificati. In altri termini: Whole Food serve spesso la stessa clientela di Amazon – quella Money Rich, Time Poor (ricca in soldi, povera di tempo). Negli Stati Uniti il mercato dell’alimentare è sempre più drammaticamente scisso in due entità di consumatori. Quelli grassi e poveri (che cercano la caloria al minor costo unitario) e quelli ricchi e magri (che comprano bio, prodotti gourmand etc.). Una tendenza che è stata combattuta dalla precedente amministrazione Obama (che pensava, molto pragmaticamente, soprattutto ai grandi costi sanitari comportati dalla popolazione sovrappeso) ma che presumibilmente sarà trascurata da Trump – che magari sostituirà l’orto bio di Michelle con costolette, pancetta e patatine, decisamente più pop.

Uno sviluppo interessante riguarda il settore bancario. Secondo Bloomberg, Amazon potrebbe finanziare direttamente le piccole e medie imprese fornitrici. Un aspetto che fa ulteriormente inquietare le banche, che oggi sono terrorizzate dai servizi di pagamento elettronico posti in atto dai giganti del web (come Amazon Pay per l’appunto). Il “borsellino elettronico” è già usato in Cina (dove opera il gemello di Amazon, AliBaba) da centinaia di milioni di persone. E qui il fatto inquietante per tutti: i pagamenti elettronici in Cina sono già legati a sistemi di valutazione dei consumatori/clienti/cittadini basati su algoritmi che attingono a piene mani dai dati che ci riguardano disponibili sul web. Tutto sommato anche il mio vecchio e pettegolo droghiere sapeva tutto dei suoi clienti… ma non so se la cosa mi piace.

Duccio Caccioni

opinionista

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