TURCHIA, POMODORO SOTTO PRESSIONE. DOPO LA RUSSIA ARRIVA IL VETO DELL’IRAQ

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È stata ratificata ieri a Istanbul la fine delle sanzioni bilaterali tra Russia e Turchia, annunciata dai rispettivi capi di Stato, Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, il 3 maggio a Sochi. Nell’ambito del 25° Summit dell’Organizzazione della cooperazione economica del Mar Nero (BSEC) si è dunque posta la parola fine alla crisi generatasi tra i due Paesi in seguito all’abbattimento del Su-24 russo ad opera dei soldati turchi nel novembre 2015, che aveva portato la Russia ad applicare l’embargo per molti prodotti provenienti dalla Turchia.

Il divieto iniziale, in campo agroalimentare, comprendeva le importazioni di pomodori, arance, mele, albicocche, cavoli, broccoli, mandarini, cetrioli, pere, pesche, prugne, fragole, cipolle, oltre a carni e pollame. Grazie alla ripresa delle relazioni diplomatiche, il 9 ottobre dello scorso anno, il Cremlino aveva già riaperto le frontiere a arance, mandarini, albicocche, pesche e prugne. E d’ora in avanti non ci saranno più limitazioni commerciali per qualsiasi tipo di prodotto. Per tutti eccetto i pomodori. Tuttavia Mosca in giugno potrebbe riaprire le frontiere anche dell'”oro rosso” turco.

La questione del pomodoro rimane un tema irrisolto quanto controverso tra le parti. Prima del bando, Mosca riceveva ogni anno oltre i due terzi delle circa 540 mila tonnellate di prodotto esportate da Ankara. Dal 2015 ad oggi, tuttavia, la Russia ha investito significativamente nella costruzione di impianti e serre, cercando si sopperire in tal modo al fabbisogno interno precedentemente soddisfatto per oltre la metà da pomodori di origine turca. Una situazione che almeno temporaneamente sembra destinata a rimanere immutata e che aggrava ulteriormente le condizioni dei produttori turchi che recentemente si sono visti chiudere le porte anche del vicino Iraq. Secondo quanto riferito in un comunicato stampa ufficiale del Ministero dell’Economia di Ankara, le autorità irachene avrebbero preso tale decisione a tutela dei propri produttori, altrimenti schiacciati dalla concorrenza del quarto fornitore mondiale di pomodori con circa il 6,9% del mercato globale.

Chiara Brandi

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