DELEGAZIONE SPAGNOLA AL MACFRUT: “DIALOGO TRA INTERPROFESSIONI”. I PROGETTI DELLE AZIENDE

Condividi

La collaborazione tra la fiera spagnola Ifema e Cesena Fiere che ha dato vita al brand congiunto Macfruit Attraction, ha dato il là per un dialogo commerciale più articolato tra i due Paesi finalizzato ad un approccio congiunto ai mercati emergenti. Un obiettivo da costruire che, in un mercato globale sempre più competitivo, potrebbe portare alla creazione di un polo mediterraneo strategico. È questo il motivo che ha spinto una delegazione di produttori dell’Almeria, la regione degli ortaggi spagnoli tutti prodotti in serra, a partecipare all’ultima edizione (appena conclusa) del Macfrut nello spazio coordinato da Hortiespana, l’interprofessione ortofrutticola spagnola.

Tra le aziende iberiche presenti c’era Coexphal, la più grande associazione agricola spagnola; Aproa, l’associazione delle cooperative spagnole, UnicaGroup, cooperativa tra i maggiori esportatori agroalimentari in Spagna, Agroponiente e Vegacanada aziende consorziate nella top five nella produzione di pomodori e peperoni, Biosabor, specializzata nella produzione bio di IV e V gamma, Casi cooperativa agricola San Isidro, tra i più grandi produttori di pomodori, Fruva specializzata nelle orticole, Agrocolor ente di certificazione per l’estero e, infine, la filiale almeriense della sementiera Rijk Zwaan.

“Mettere insieme il genio italiano e quello spagnolo per abbordare nuovi mercati – ha spiegato Juan Colomina Figueredo consigliere delegato di Coexphal che abbiamo intervistato in fiera – può creare un mix impareggiabile. Il mondo si sta facendo piccolo e ci sono molte nuove potenze emergenti, Paesi con una grande storia dietro come Spagna e Italia, con cui dobbiamo misurarci. Farlo in maniera congiunta è un’idea straordinaria. Siamo Paesi fratelli, entrambi specialisti di ortofrutta e in comune abbiamo anche la cucina, con la dieta mediterranea, la cultura, il modo di lavorare, la storia”.

A queste basi culturali che agevolano il dialogo, si aggiungono anche quelle legate al contesto europeo in cui i Paesi operano oltre che le questioni legate alle condizioni pedoclimatiche simili. Da un lato, entrambe le nazioni, infatti, spingono sulla certificazione integrata che rappresenta la giusta via di mezzo tra il Bio ed il convenzionale e che viene sovvenzionata dall’Unione europea attraverso l’Ocm. D’altro canto questo riconoscimento può diventare tattico soprattutto nelle aree geografiche mediterranee che pur lavorando su prodotti di prima qualità devono interfacciarsi con la questione cogente del cambio climatico che rende sempre più prioritario lo sviluppo di nuove tecniche colturali e irrigue oltre che miglioramenti varietali anche in risposta alla crescente carenza idrica.

“Siamo venuti al Macfrut – ha spiegato Juan perez Zamarron di Agrocolor – per avviare un dialogo con le associazioni di produttori italiani. Attraverso la certificazione puntiamo ad ottenere dei prezzi competitivi. Le catene italiane e spagnole chiedono le stesse cose ai produttori. Abbiamo creato un gruppo molto forte in Spagna dove attualmente certifichiamo circa 400mila ettari per venti schemi di certificazione diversa. La nostra associazione è composta da otto produttori spagnoli ai quali sta per aggiungersi la principale associazione dei produttori delle Canarie”.

La joint venture fieristica Macfruit Attraction e l’accordo dell’anno scorso sulle drupacee tra la spagnola Afrucat e il Cso di Ferrara, rappresentano i primi tasselli di questa tattica commerciale che al momento non è stata proiettata sul piano politico con il coinvolgimento dei rispettivi ministri del governo spagnolo di Rajoi (Ppe) e italiano di Gentiloni (Centrosinistra). Due premierati che non possono però definirsi troppo lontani dal momento che in comune hanno la necessità di creare delle coalizioni governative per garantire stabilità politica a causa del consenso elettorale “a macchia di leopardo”.

Sul fronte istituzionale, però, è già stato attivato il dialogo tra le interprofessioni ortofrutticole italiana, guidata da Nazario Battelli, e spagnola, che si è costituita circa un anno fa.

Tra i produttori almeriensi presenti in fiera c’era la cooperativa Casi, 1.700 agricoltori per 200mila tonnellate di ortaggi in serra ogni anno. L’azienda ha da poco avviato un processo di riconversione in Bio di parte della produzione. “L’obiettivo – ci ha detto Adeline Skrzypczak del dipartimento marketing dell’azienda – è quello di arrivare entro un anno a riconvertire 150 ettari su 2mila in totale. Abbiamo iniziato nel 2015-2016 con i primi 50 e abbiamo creato anche il brand ‘Organic by Casi’ ma la difficoltà principale, più che l’assistenza agli agricoltori per la riconversione, sono le lungaggini burocratiche. Ci vogliono da uno a due anni per ottenere la certificazione Bio. Questo significa che al momento abbiamo produzione Bio non ancora certificata che siamo costretti a vendere come convenzionale. Dopo pomodoro, zucchine, cetriolo e anguria, da quest’anno stiamo riconvertendo anche coltivazioni di peperone e melanzana”.

Crescerà di un ulteriore 10% la cooperativa Vegacañada con l’ingresso, dal 2017, del produttore di pomodori premium Luis Andújar. “Abbiamo dedicato 10 ettari di produzione propria, su 400 complessivi, alla certificazione Igp e consideriamo l’ingresso di Andújar un valore aggiunto in questa direzione. Con il Bio, invece, puntiamo ad incrementare l’export verso i Paesi arabi anche se, tra di noi, c’è qualche azienda che esporta verso il Canada”.

Mariangela Latella

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE