ASIA, L’ITALIA “TIRA” SU MELE E KIWI, ANCORA INDIETRO SU UVA E DRUPACEE. MEDIORIENTE, EMIRATI IN FORTE CRESCITA

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Su mele e kiwi l’Italia si è conquistata già una posizione di rilievo sui mercati asiatici ma molto c’è ancora da fare per uva e drupacee. Quali prospettive di mercato nel continente asiatico e nella regione mediorientale è stato il tema al centro del convegno “Le opportunità nel mercato asiatico e mediorientale” che si è tenuto oggi a Macfrut.

Il quadro delineato rivela che la Cina rimane il principale mercato di distribuzione dell’area che dall’anno scorso ha superato anche gli Stati Uniti con un consumo procapite di prodotti deperibili in crescita del 14%. Ma intorno a questo colosso ci sono altri mercati interessanti come Giappone, Thailandia, Malesia, Sud Corea oltre che quelli del Medioriente dove nei prossimi 15 anni è previsto un incremento demografico di circa 250 milioni di persone e dove è in crescita la classe media che registra incrementi del reddito procapite del 7% contro il +2% dell’area sud-est asiatica.

Gli Emirati hanno investito molto in infrastrutture – spiega Pierre Escodo, di Eurofresh Distribution – anche in vista dell’Expo 2020 per il quale sono attesi circa 20 milioni di turisti all’anno. In tutta l’area del Golfo il valore del mercato di F&V è in forte crescita e vale circa 10 miliardi di dollari contro i 6 miliardi di pochi anni fa”.

Nell’area mediorientale il mercato F&V degli Emirati vale il 50% del totale e anche per questo che il municipio di Dubai ha iniziato ad investire sul mercato all’ingrosso locale che, con le sue 5 milioni di tonnellate di ortofrutta, è il più grande della regione nonché uno dei più grandi al mondo. In atto infatti un piano industriale da 500 milioni di dollari destinati al miglioramento delle infrastrutture, degli edifici e della catena del freddo anche con l’obiettivo di dare maggiore spazio ai prodotti locali sulla falsariga dei modelli dei mercati australiani e olandesi. Con un piano finanziario decennale lanciato tre anni fa anche Oman e Yemen stanno andando in questa direzione, spingendo, come anche fanno gli Emirati, sul miglioramento degli standard qualitativi.

Guardando al mercato asiatico, l’Italia si è ritagliata un ruolo importante per l’export di mele (la cui domanda cresce del 24% all’anno) e kiwi (+30%, con un import della sola Cina di 54 milioni di euro). Nessuno sbocco ancora per l’uva da tavola nonostante la relativa domanda registri una crescita annua del 12% e per le drupacee il cui consumo è in forte aumento soprattutto ad Hong Kong che è il principale importatore di questo prodotto nel continente asiatico.

Mariangela Latella

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