Dopo Stati Uniti, Russia, Giappone, Arabia Saudita e Kuwait, adesso anche gli Emirati Arabi Uniti “bannano” l’ortofrutta fresca proveniente dall’Egitto.
Si tratta di un provvedimento del ministero per il cambiamento climatico e l’ambiente segnalato da una nota ufficiale della sede Ice del Cairo diffusa lo scorso 27 aprile.
Secondo quanto riferito, lo stop ministeriale non riguarda solo l’import di ortofrutta fresca egiziana ma anche di quella proveniente da altri tre Paesi del mondo arabo, ossia Libano, Giordania e Oman.
Alla base del decreto del ministero degli Emirati, c’è l’elevato livello di residui antiparassitari rilevati nei prodotti ortofrutticoli provenienti da questi Paesi che sono stati ritenuti superiori agli standard di sicurezza vigenti nello stato mediorientale.
La decisione finale, che avrà decorrenza a partire dal prossimo 15 maggio, è arrivata a conclusione di una serie di test effettuati su alcuni campioni di merce importata. In particolare, nella lista dei prodotti bannati sono stati inseriti tutti i tipi di peperone egiziano; cavoli, lattughe, zucchine e melanzane provenienti dalla Giordania; tutti i tipi di mele ‘made in Libano’ mentre per l’Oman lo stop ha riguardato carote, meloni e crescione.
Terminata la procedura di controllo, gli Emirati Arabi Uniti, hanno già inoltrato agli enti di competenza dei quattro Paesi interessati, una richiesta di certificazione virus-esente per tutti gli altri tipi di prodotti ortofrutticoli che vengono importati nell’importante mercato mediorientale. Lo stop all’importazione continuerà fino a quando i quattro Paesi non forniranno la documentazione richiesta.
In tutta risposta, il ministro egiziano al commercio e all’industria, Tarek Kabil, ha già precisato che “il ministero sta cercando di imporre controlli più rigidi sui prodotti sia importati che esportati e che quest’attività fa parte delle linee portanti del piano egiziano volto a migliorare la qualità delle merci commercializzate affinché venga garantito il soddisfacimento degli standard sanitari globali”.
Mariangela Latella
