CILE, EXPORT DI AVOCADO A GONFIE VELE. ORA SI PUNTA ANCHE ALLA COREA DEL SUD

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La stagione commerciale degli avocado cileni sta ormai volgendo al termine: dopo le 145 mila tonnellate di prodotto già esportato, nei magazzini restano tra le mille e le duemila tonnellate di frutta destinata al mercato estero.

Dai primi bilanci stimati dagli addetti ai lavori traspare un cauto ottimismo. Grazie a condizioni climatiche migliori rispetto alla stagione precedente, la produzione 2016-17 ha raggiunto le 210 mila tonnellate totali e – nonostante il calo dei consumi interni – il Cile è riuscito a condurre una buona campagna.

I prezzi si sono mantenuti sugli stessi livelli dello scorso anno sia sul mercato interno sia sulle piazze internazionali, tutto questo ha portato ad un ridefinirsi della geografia commerciale dopo il calo del potere di acquisto dei consumatori locali a causa di una difficile congiuntura economica del Paese.

“Abbiamo stimato che ad oggi il mercato domestico abbia assorbito circa 80 mila tonnellate di avocado, di cui tra le 60 e le 65 mila tonnellate di origine locale. Questo rappresenta un grande cambiamento per noi. Prima infatti il 50% della produzione era destinata al mercato interno mentre ora la situazione sembra cambiata e circa il 65% dei volumi viene esportato”, ha dichiarato ad un sito locale Juan Enrique Lazo, direttore generale del Comitato cileno dell’avocado.

Uno scenario cambiato, evolutosi in meglio sui principali mercati di destinazione. In Sud America il bilancio è stato positivo, in particolare grazie alle vendite in Costa Rica e Argentina. Negli Stati Uniti – complice anche la crisi tra Casa Bianca e Messico – l’export del Cile è passato da 10 mila a 29 mila tonnellate. In Europa l’andamento finale è stato superiore alle attese: “Le nostre proiezioni parlavano di volumi totali nell’intorno di 81 mila tonnellate, con una timida crescita rispetto alle 79 mila della stagione precedente, al contrario abbiamo riscontrato una domanda molto elevata tanto che abbiamo inviato poco più di 88 mila ton di prodotto”, spiega Lazo. Volumi superiori alle attese anche in Cina, dove si è passati dalle 5,5 mila tonnellate della stagione 2015/16 alle oltre 13 mila tonnellate. Il problema su questo mercato è legato al prezzo, mediamente inferiore rispetto allo scorso anno. Il comparto cileno è tuttavia fiducioso che si tratti di una situazione temporanea che muterà in positivo parallelamente alla crescita della notorietà del frutto tra i consumatori cinesi, ad oggi ancora piuttosto bassa ma con buoni margini di crescita.

Il momento di slancio dell’intero comparto è confermato anche dall’avvio delle trattative per l’apertura del mercato Sudcoreano. Un primo incontro tra una delegazione di produttori cileni e le autorità del Paese asiatico si è tenuto il 6 aprile scorso, dando ufficialmente il via alla prima delle 8 fasi del processo di apertura del mercato per un totale di circa 3 anni di negoziazioni. I produttori cileni confidano però in tempi più brevi poiché si tratta di un frutto non prodotto localmente e verso il quale il Paese ha già mostrato interesse consentendo l’ingresso nel 2013 alla produzione peruviana e nel 2016 a quella di origine messicana.

Chiara Brandi

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