DARE E AVERE: I CONTI DI BERLINO PER L’ITALIA FORSE NON TORNANO. UN INVESTIMENTO ENORME PER UN RUOLO NON DI PRIMO PIANO

Condividi

Wilfried Wollbold, global brand manager di Fruit Logistica, parla di un anno straordinario, con tanti nuovi espositori, 3100 in totale. “La presenza italiana – ha aggiunto in una video intervista – ha avuto un ruolo significativo, siamo molto, molto contenti: 500 espositori di tutta la filiera, una crescita straordinaria”.

E il direttore Lorenzo Frassoldati ha ricordato, in una corrispondenza da Berlino dopo il primo giorno di questa 25.ma edizione: “Siamo i primi, davanti a spagnoli (365) e olandesi (319). Contenti certamente gli organizzatori tedeschi del bilancio della presenza italiana, un po’ meno dovremmo esserlo noi che portiamo tanta acqua (cioè fiumi di euro) nelle casse di Messe Berlin e che con un po’ più di organizzazione potremmo proporci con una presenza più strutturata e di maggior qualità espositiva. Comunque ‘Italy’, lo spazio gestito da CSO Italy in collaborazione con ICE, FruitImprese e Italia Ortofrutta resta un bell’esempio di presenza coordinata e di qualità e migliora ogni anno”.

Giusto. Ma quanto diamo e quanto portiamo a casa da Berlino? Facciamo un calcolo approssimato per difetto: se i 500 espositori italiani avessero investito in media nell’area stand e nell’allestimento 6.000 euro ciascuno, nelle ‘casse di Messe Berlin’ sarebbero entrati 3 milioni di euro. Poi c’è l’investimento in trasferta e nel soggiorno a Berlino, spese di rappresentanza comprese, che, sempre per difetto, fanno un altro milione di euro. L’investimento degli italiani a Fruit Logistica è certamente molto superiore, perché se è vero che ci sono presenze collettive in spazi di non grandi dimensioni, è anche vero che non poche aziende, che si presentano individualmente, possono spendere decine di migliaia di euro ciascuna o cifre più importanti ancora che si avvicinano o superano i 100 mila euro. Ma prendiamo pure i 4 milioni di euro come cifra di riferimento. Ebbene, cosa portiamo a casa? La risposta è complessa. Sul piano degli affari delle imprese espositrici che maturano in fiera, sul piano dei rapporti internazionali che si creano, che si mantengono, che si rafforzano, il risultato deve essere significativo, altrimenti l’investimento sarebbe assurdo e invece viene rinnovato se non potenziato di anno in anno. Su altro piano, ovvero su ciò che Messe Berlin dà in termini di valorizzazione, di promozione dell’immagine, di coinvolgimento nelle iniziative generali come per esempio nella convegnistica, ad un cliente così importante come la componente espositrice italiana, bisogna avere il coraggio di dire che – non solo e non tanto per ‘colpa’ di Messe Berlin e dei suoi partner – il risultato è tra il nullo e il modesto. Non si pretende che un cliente importante entri nella stanza dei bottoni della manifestazione, perché ognuno deve stare al suo posto, ma che ad esso venga data la visibilità e venga offerto il coinvolgimento che oggettivamente merita non ci sembra una cosa campata in aria. L’Italia nei convegni e nelle cerimonie (premiazioni ed altro) è poco o per nulla coinvolta, sul sito della manifestazione è scarsamente presente (nella rassegna fotografica molti dei principali espositori italiani non ci sono proprio), nelle decisioni prese dagli organizzatori – che peraltro godono di un efficientissimo ufficio di rappresentanza a Milano a cui va fatto tanto di cappello – l’Italia conta come il ‘due di coppe quando la va a spade’. Eppure non siamo, nell’ortofrutta, un Paese di serie B in Europa e nel mondo.

Su questo andrebbe fatta una riflessione pensando alla 26.ma edizione del febbraio 2018 (dal 7 al 9). Una riflessione che parta da alcune domande: possiamo come italiani presentarci a Fruit Logistica con una presenza più organizzata, con una rappresentanza meno frantumata al fine di chiedere tutti insieme qualcosa di più dello spazio espositivo agli organizzatori a fronte dell’investimento che facciamo? E poi chiediamoci: ma perché l’Italia non è mai stato, almeno negli ultimi anni, il Paese partner di Fruit Logistica quando lo è stato persino il Portogallo che nell’ortofrutta conta niente rispetto a noi? Possiamo, in definitiva, essere più forti nella nostra immagine a Berlino in modo di agevolare ulteriormente il business dei nostri operatori (visto che è assodato che il marketing aumenta gli affari) chiedendo a Messe Berlin che non ci piace avere l’impressione di essere un pollo da spennare? Possiamo infine pretendere che il governo italiano accompagni le aziende italiane a Berlino?

Non andiamo oltre, perché ciò porterebbe inevitabilmente ad affrontare anche il tema delle fiere italiane. Meglio aspettare la metà di maggio. Ci fermiamo a una frase sentita a Berlino: “Questa è la fiera italiana dell’ortofrutta”. Il che, sinceramente, anche alla luce di queste riflessioni, lascia non poco amaro in bocca.

Antonio Felice

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE