POLONIA, NON SOLO MELE: IN 5 ANNI RADDOPPIATO L’EXPORT DI ORTAGGI IN ITALIA

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Non solo mele. Complice anche il cambiamento climatico, la Polonia sta diventando un concorrente agguerrito anche negli ortaggi. In 5 anni i volumi dell’export di ortaggi polacchi verso l’Italia sono raddoppiati. A seguito di un politica nazionale che sta spingendo sulle colture in serra, la repubblica est-europea ha iniziato a produrre massicciamente, e ad esportare, colture orticole prima inesistenti a quelle latitudini, arrivando a diventare un competitor di rilievo per i Paesi dell’area mediterranea come l’Italia, sulle piazze più interessanti non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti.

In sei anni, e con l’embargo russo in mezzo, il ranking (in termini di volume) dei principali importatori dalla Polonia è cambiato. Se nel 2010 ai primi posti figuravano, in ordine, Russia, Germania, Gran Bretagna e Paesi Bassi, oggi al primo posto c’è la Germania, seguita dalla Bielorussia, Gran Bretagna e Repubblica Ceca.

Ma l’impennata vera e propria si è avuta in Bulgaria (+743% dei volumi e +711% del valore); Bielorussia (+420% dei volumi e +410% del valore) e Usa (+345 dei volumi e +385% del valore).

“In alcune regioni della Polonia – ci spiega Antonio Mafodda, direttore dell’Ice di Varsavia – il clima relativamente più mite nel sud-est del paese o anche al confine con la Germania ha determinato nuove necessità per i produttori soprattutto in relazione allo sviluppo di nuove tecnologie e tecniche colturali”.

Secondo i dati forniti dall’Ice di Varsavia, infatti, tra il 2010 e il 2016 le quantità di orticole esportate dalla Polonia verso l’Italia (non solo in maniera diretta ma anche via Belgio o via Olanda) sono passate da 20mila tonnellate a quasi 40mila con una crescita del 98% mentre quella in valore (più contenuta) è stata del 47%, ossia da 25 milioni a 37 milioni di euro.

La sorpresa è la crescita significativa di ortaggi prima sconosciuti a quelle latitudini come le insalate, la cicoria, le melanzane o i fagioli.

“Al momento – spiega Massimiliano Ceccarini, direttore generale di Sipo – non sono un competitor sulla Gdo italiana che richiede parametri rigidi ai fornitori, ma nei prossimi anni dobbiamo aspettarci di incassare un duro colpo. Allora la partita si giocherà sulle certificazioni di qualità, ad esempio sulle aree vocate o sugli stabilimenti o sulla tecnologia”.

Secondo i dati forniti dal Cso tra il 2012 e 2016, l’incremento dell’import in Italia di lattughe, insalate fresche, cicorie, fagioli, zucche dalla Polonia è cresciuto dal 1.000 al 1.800% mentre addirittura insalata Beetrot e ravanelli hanno fatto +7.000%. I peperoni, passati da 30 tonnellate a 870, hanno fatto +2.850%.

“In dieci anni – ci spiega Roberto Donà esportatore e operatore del settore – la produzione delle orticole si è estesa tantissimo. Prima si produceva prevalentemente patate e brassicacee adesso si produce anche colture tipiche del clima mediterraneo come le melanzane o le insalate. L’inversione di tendenza produttiva è evidente. Basti pensare che, sulle patate, sono riusciti a raddoppiare la stagionalità e da 40-50 giorni di raccolta sono arrivati ad 80 anticipandola fino a 30 giorni”.

“La Polonia per noi è un mercato molto interessante – precisa Francesco Cera, direttore generale del Maap, il mercato di Padova – e pensiamo che avrà un ulteriore sviluppo dal momento che le ditte più grosse operanti all’interno del mercato ci stanno lavorando. Al momento l’import è concentrato prevalentemente su cavolfiori e altri prodotti, ma basta che i produttori polacchi affinino le loro tecniche colturali per arrivare ad essere molto economici anche su pomodori e insalate”.

Mariangela Latella

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