ALLARME DA VIGNOLA SUL DECLINO DELLA CILIEGIA ITALIANA

Condividi

L’Italia delle ciliegie non conta come in passato. I dati ufficiali parlano di una produzione annua di 134 mila tonnellate contro le 160 mila di 30 anni fa ma gli operatori ritengono che in realtà il prodotto immesso sul mercato sia nettamente più basso, non raggiunga le 90 mila tonnellate di cui 8-10 mila destinato all’estero. Il mercato interno è intorno alle 100 mila tonnellate.

 

Un mercato interno soddisfatto per l’85% circa dal prodotto nazionale e per il restante da importazioni dalla Spagna, dalla Turchia e dalla Germania. La ciliegia è un prodotto remunerativo e per questo i competitori nel mondo continuano ad aumentare. Peccato che, nonostante la grande tradizione, il made in Italy sia in declino, con pochi operatori specializzati e tre zone di produzione tipica che si "salvano" tra Puglia, Vignola e Verona.

 

Questi dati sono emersi al Convegno nazionale di Vignola che chiude oggi dopo tre giorni di lavori, organizzato dall’Università di Bologna, e in particolare nell’unica sessione dedicata agli aspetti commerciali, affidata all’Admi, l’Associazione nazionale dei direttori dei mercati all’ingrosso, a cui hanno preso parte esperti anche da Turchia (primo produttore mondiale) e Marocco.

 

L’Italia quindi non è più tra i protagonisti del mercato mondiale, pesa meno del 3% sulle esportazioni globali che sono dominate dagli Stati Uniti (23%), dalla Turchia (13%) e poi dal Cile e dalla Spagna. Gli Stati Uniti organizzano durante la campagna di commercializzazione un vero e proprio ponte aereo annuale con il Giappone.

 

La Spagna domina la scena europea nei primi mesi di produzione (maggio e giugno), la Turchia è imbattibile in Russia e Balcani e poi in tutta Europa a fine campagna, grazie alle produzioni di montagna. Questo panorama affascinante è stato descritto a Vignola da un operatore commerciale locale di lungo corso come Rolando Drahorad (nella foto), che ha ben sottolineato come stia cambiando il panorama dei Paesi produttori. Varietà come la cecoslovacca Kordia o come la Regina possono essere prodotte persino in Norvegia (nella zona di Hardangervegen); sta producendo ciliegie la Germania e anche la Gran Bretagna, dove la catena Waitrose ha deciso di vendere per cinque settimane l’anno solo ciliegie inglesi, un fatto impensabile fino all’altro ieri.

 

Rolando Drahorad ha indicato anche i motivi per cui il mercato mondiale della ciliegia si espanda ad un ritmo del 10 per cento l’anno grazie all’aumento dei consumi-pro capite in diverse aree del mondo (anche dove prima il prodotto non era disponibile):

1. una migliore logistica, 2. l’estensione delle tecniche di refrigerazione (hydro-cooling), 3. l’ampliamento varietale, con le precoci le tardive, che ha allungato la stagione, 4. l’estensione delle zone produttive, 5. l’introduzione degli imballaggi in atmosfera modificata, 6. la remuneratività, per cui i distributori chiedono di avere a disposizione ciliegie il più a lungo possibile.

 

Ma l’Italia potrebbe ripartire? Sì, recuperando il terreno perduto, adottando hydro-cooling e atmosfera modificata per raggiungere mercati come quello russo, è l’opinione conclusiva di Rolando Drahorad.

Antonio Felice

editor@greenmed.eu

 

(un ampio reportage sul Corriere Ortofrutticolo di giugno in stampa in questi giorni)

 

 

Copyright CorriereOrtofrutticolo.it su testo e foto. Il testo è utilizzabile solo citando la fonte: www.corriereortofrutticolo.it

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE