CERTIFICAZIONI AMBIENTALI, ITALIA ANCORA FERMA ALL’ANNO ZERO

Condividi

Certificazione ambientale: in Italia sono solo 7 le aziende agroalimentari che l’hanno adottata ma mancano standard legislativi e il cammino per comunicare la sostenibilità in chiave marketing è ancora agli inizi. È emerso   a Macfrut nel convegno "Il futuro della redditività in frutticoltura passa attraverso la sostenibilità" organizzato da L’Informatore Agrario alla Fiera di Cesena.

 

"L’Unione Europea formula normative fortemente orientate alla sostenibilità e il frutticoltore è sempre più chiamato a fare l’imprenditore – ha esordito Antonio Boschetti, direttore del settimanale specializzato in agricoltura – Per questo sia tecniche agronomiche a impatto ambientale ridotto sia la loro valorizzazione in chiave etica possono aiutare le aziende ortofrutticole oggi in crisi per la forbice troppo stretta tra costi di produzione e prezzi di vendita al consumatore". 

 

"Negli ultimi 25 anni la frutticoltura italiana ha raddoppiato le rese produttive", ha detto Alberto Dorigoni, ricercatore della Fondazione E. Mach di San Michele all’Adige (TN), da anni impegnato in studi pioneristici sulle tecniche “verdi” da adottare in frutteto. Ora la vera sfida è aumentare la sostenibilità mantenendo le rese e la qualità». Nuove opportunità per contenere i costi e ridurre gli input chimici nascono da tecniche come l’allevamento dei frutteti in parete stretta, lo sfruttamento delle numerose funzioni agronomiche e di difesa dai patogeni delle comuni reti antigrandine o le siepi usate come barriere naturali. Una delle scelte più apprezzate dai frutticoltori è la potatura meccanica per ridurre i costi e agevolare le operazioni colturali e di raccolta.

 

"I presupposti per vincere la sfida alimentare globale ci sono, sfruttando anche gli aiuti diretti previsti dalla nuova PAC, che dovrebbe entrare in vigore dal 2014", ha spiegato Ermanno Comegna, consulente e collaboratore de L’Informatore Agrario. "La nuova Pac, sicuramente, non favorisce lo sviluppo della funzione principale del settore primario, ovvero la produzione di cibo, ha concluso Comegna.

 

Quanto alla certificazione ambientale in Italia siamo all’anno zero, poche le aziende impegnate.

"Nel nostro Paese esiste un Far West di tentativi perché cresce la consapevolezza del valore aggiunto della certificazione, ma manca una normativa univoca e una adeguata valorizzazione di questo strumento sulle etichette dei prodotti", ha chiarito Alessandro Cerutti, ricercatore al Dipartimento di  colture arboree dell’Università di Torino.

 

Il convegno si è concluso con le testimonianze di due frutticoltori, Mario Tonioni, dell’azienda agricola La Coccinella di Monte San Savino (Arezzo) e di Annamaria Minguzzi, dell’azienda consortile Minguzzi, da 20 anni impegnata nella lotta integrata. A lei un primo bilancio positivo: "Oggi la potatura del frutteto costa circa 4.000 euro/Ha, con le nuove tecniche sostenibili possiamo risparmiare fino al 70% spendendo solo 1.200 euro/Ha".

 

 



Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE