L’inflazione alza la testa. A gennaio, l’indice dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e dello 0,9% nei confronti di gennaio 2016. È la stima preliminare dell’Istat. Lo 0,9% è il tasso di inflazione più alto da oltre tre anni, cioè da settembre del 2013, quando si registrò un dato analogo.
Il rialzo dell’inflazione a gennaio 2017 è spiegato dai prodotti i cui prezzi presentano “maggiore volatilità”. Accelerano, in particolare, i beni energetici non regolamentati (ossia i carburanti, i lubrificanti e i combustibili per uso domestico). Sono in aumento del 9% dal +2,4% del mese precedente. Concorrono all’aumento dell’inflazione anche gli alimentari non lavorati (+5,3%, era +1,8% a dicembre), mentre la flessione dei prezzi degli energetici regolamentati è meno forte (-3,0%, da -5,8%).
Ma per Coldiretti a spingere l’inflazione è l’aumento record del 20,1% dei prezzi dei vegetali freschi e dell’7,6% della frutta rispetto allo stesso mese dello scorso anno per effetto del maltempo che con gelo e neve ha decimato le coltivazioni agricole. L’aumento dei prezzi dei vegetali freschi a gennaio – sottolinea la Coldiretti – è consistente anche rispetto a dicembre con un rincaro del 14,3%. L’ondata di maltempo ha provocato a gennaio danni nelle campagne superiori ai 400 milioni di euro ma insieme agli agricoltori a pagare il conto dei cambiamenti climatici – continua la Coldiretti – rischiano di essere anche i consumatori che subiscono gli effetti delle speculazioni in una situazione in cui i prezzi degli ortaggi aumentano in media del 200% dal campo alla tavola. Nel mese di gennaio – continua la Coldiretti – dalla Puglia alla Basilicata, dalle Marche al Lazio, dall’Abruzzo al Molise, dalla Sicilia alla Calabria, dalla Campania alla Sardegna sono decine di migliaia le aziende agricole che hanno perso le produzioni di ortaggi invernali prossimi alla raccolta, dai carciofi alle rape, dai cavolfiori alle cicorie, dai finocchi alle scarole, per effetto del gelo che ha bruciato le piantine, ma – sottolinea la Coldiretti – sono saltate molte consegne di verdure salvate e di latte per i problemi di viabilità soprattutto nelle aree interne. Gravi sono anche i danni che si sono verificati sugli agrumeti così come per i vigneti di uva da tavola che hanno ceduto sotto il peso della neve le cui conseguenze sul mercato – precisa la Coldiretti – potranno essere verificate solo nei prossimi mesi. Alcuni prodotti però – conclude la Coldiretti – sono già raccolti da tempo come mele, pere e kiwi e non sono dunque giustificabili eventuali rincari.
Per la Cia con le previsioni dell’Istat si certificano gli effetti al supermercato del “mix” drammatico di maltempo e terremoto, che a gennaio si è abbattuto sull’Italia provocando danni per 700 milioni di euro circa all’agricoltura tra coltivazioni distrutte, strutture aziendali crollate e soprattutto mancata commercializzazione. “L’inflazione ha rialzato la testa spinta in alto proprio dai prezzi degli alimentari freschi, in primis degli ortaggi, che sono cresciuti del 14,3% rispetto a dicembre e addirittura del 20,1% su gennaio 2016.
“La gelata drammatica di inizio anno, dunque, ha penalizzato non soltanto gli agricoltori ma anche i consumatori” sottolinea la Cia. “Freddo e neve hanno messo in ginocchio migliaia di imprese agricole soprattutto al Sud, dove si produce appunto il 61% degli ortaggi italiani e il 97% degli agrumi nazionali -spiega la Cia-. Produzioni intere falcidiate dalle gelate o bloccate nei magazzini aziendali per le cattive condizioni stradali, che hanno rallentato fortemente la circolazione dei tir e quindi le consegne di prodotti freschi lungo la filiera. Con conseguenze immediate sul rialzo dei prezzi al consumo.
Quanto all’ingresso nel nuovo paniere Istat dei prodotti “Veg” -aggiunge la Cia- si tratta di una scelta obbligata, visto che il numero di vegetariani e vegani in Italia è in sensibile crescita (sono arrivati a oltre 4 milioni).