FUSATO (BRIO): “IL BIO CRESCE MA SERVE MANTENERE LA FIDUCIA DEI CONSUMATORI”

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Brio, azienda di primo piano nella produzione e commercializzazione di ortofrutta biologica, cresce con numeri importanti (leggi news): volumi in aumento (370 mila quintali, +10%), giro d’affari in costante crescita (70 milioni di euro, +12%). Risultati incoraggianti da cui Tom Fusato (nella foto), direttore commerciale del gruppo con sede a Campagnola di Zevio (Verona) prende spunto per analizzare l’attuale situazione di mercato del biologico, senza nascondere alcune incognite che gravano sul comparto.

“Il bio nel suo complesso è cresciuto in Italia molto bene anche nel 2016, per una quota di poco inferiore al 20%. Per l’ortofrutta la crescita è stata di certo più ridotta: non ci sono ancora dati ufficiali ma nel settore della grande distribuzione italiana si stima intorno al 10%, anche dopo confronti con alcuni dei nostri maggiori clienti”, spiega Fusato, che entra più nel dettaglio sui risultati raggiunti dall’impresa scaligera.

“Stiamo avendo dei buoni risultati soprattutto per effetto dei prodotti dei nostri soci, che sono principalmente pere, mele, kiwi, tutti gli agrumi delle aziende socie del sud Italia, i pomodori e le insalate. Nel 2016 hanno invece sofferto tutte le drupacee, per avverse condizioni nei nostri areali produttivi: ma già per quest’anno prevediamo un notevole incremento, anche per effetto di parecchie nuove ingressi di associazioni. Buoni risultati anche su carote e patate, soprattutto a partire da fine estate: dovremo prevedere sicuramente un incremento delle superfici”.

Sull’attività commerciale il manager di Brio sottolinea come sia andata bene con tutta la frutta di importazione in controstagione, ed anche con le banane, grazie soprattutto al centro di maturazione dedicato esclusivamente al bio, situato a Raldon (Verona), vicino alla sede dell’azienda. “Qualche preoccupazione ce la dà in questo senso solo il cambio con il dollaro, che negli ultimi mesi si è un po’ rafforzato ponendo qualche leggera incognita sul futuro. Ad ogni modo la ragione della nostra maggior soddisfazione è l’aumento delle superfici dedicate al bio presso le aziende nostre socie, per effetto sia delle conversioni al biologico che di nuovi impianti in aziende preesistenti, oltre al grande risultato dei 370 mila quintali di ortofrutta biologica movimentata”.

Brio nella scorsa primavera ha avviato il servizio dedicato alla gdo del centro e sud Italia inaugurando lo stabilimento di Pomezia (Roma), in grado di servire l’area che dalla Toscana arriva alla Sicilia, con prodotti confezionati in giornata. “Crediamo molto nello sviluppo del Sud per quanto riguarda il biologico: ad una produzione bio già molto consistente si può associare anche un consumo importante”, osserva Fusato. “Ci stiamo concentrando sul rafforzamento della base produttiva e sull’ottimizzazione dei risultati economici per le aziende agricole socie. Da questo punto di vista, a parte qualche prodotto minore che ha un po’ sofferto per situazioni contingenti, i risultati delle liquidazioni  sono stati considerati buoni ed in qualche caso molto buoni dalle assemblee degli associati a cui sono stati recentemente presentati i prezzi degli ultimi 6 mesi”.

Meno positiva l’analisi del settore ortofrutticolo ingenerale in questo inizio d’anno, contrassegnato da gelo e neve, specialmente al Meridione: “Il 2017 per l’ortofrutta è cominciato veramente male, a causa della disastrosa situazione produttiva al Sud. Prodotti come zucchine, pomodori, peperoni, melanzane, broccoli, finocchi, indivie, insalate mancano quasi completamente, ed i riflessi sui volumi movimentati sono quindi molto pesanti. Peraltro una situazione analoga la sta vivendo anche la Spagna, ed il prodotto manca perciò su praticamente tutti i mercati”, commenta il direttore commerciale di Brio che, infine, analizza i due principali pericoli, che, a suo modo di vedere, rischiano di influenzare negativamente il comparto del biologico.

“Primo: il mantenimento della fiducia nel bio da parte del consumatore. Il boom di vendite del biologico sta ovviamente attraendo tutta una serie di aziende che vedono nel bio solo una opportunità di business, e non una maniera diversa di intendere l’agricoltura, l’alimentazione, il rapporto con l’ambiente che ci circonda e gli animali. Non c’è dubbio che questo porta ad un aumento dei rischi per il consumatore e per tutta la filiera. Speriamo che sia gli enti preposti al controllo sia tutti gli operatori seri non si facciano abbagliare da facili incrementi dell’attività a scapito della sicurezza. Sono nel bio da più di 30 anni: il biologico serio non si improvvisa, si costruisce con tempi agricoli e con tanta, tanta professionalità”, osserva Fusato.

L’altro timore del manager veneto è che il biologico “segua le stesse orme, drammatiche, dell’agricoltura convenzionale. Se anche per il bio si dovesse pensare che i prezzi dei prodotti debbano essere legati più a logiche di marketing che agli effettivi costi di produzione sostenuti da agricoltori seri, sicuri, professionali, ben organizzati e motivati, si commetterebbe un grande errore”, sottolinea Fusato. “Per avere un’alimentazione sana ed un ambiente sano dobbiamo permettere a chi lavora in questa maniera una sostenibilità della propria attività. Altrimenti ci ritroveremmo fra poco a piangere sull’ennesima occasione sprecata dall’agricoltura del nostro grande paese”. (e.z.)

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