I CAMBIAMENTI CLIMATICI PENALIZZANO GLI ORTAGGI BIO. RAGO (CAMPANIA): “PERDITE OLTRE IL 50%”

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Volumi giù di oltre il 50% per gli ortaggi biologici a causa del cambio climatico. Rucole e baby leaf, in particolare, sono tra le varietà più esposte agli eventi atmosferici anomali come le estati sempre più torride, le alluvioni autunnali o le grandinate fortissime che sono diventate sempre più frequenti e che rendono gli impianti bio, che per definizione non usano trattamenti fitosanitari, sempre più vulnerabili.

“Negli ultimi tre anni – spiega Rosario Rago (nella foto), presidente di Confagricoltura Campania e direttore commerciale di Taurus sca Gruppo Rago, azienda leader nella produzione e nell’export di insalate in busta – abbiamo assistito ad un incremento importante della peronospora che si sviluppa in questo periodo, tra dicembre e gennaio. L’impatto è così forte che arriviamo, sulle colture biologiche, a registrare perdite di prodotto che vanno dal 30 a oltre il 50%. Mentre per quanto riguarda le colture convenzionali le perdite si attestano intorno al 25%. Questo avviene nonostante abbiamo la maggior parte delle nostre colture di rucola e baby leaf, sotto serra”.

La peronospora, unita alle condizioni fisiologiche del clima invernale che di per sé, per le basse temperature, riduce le rese, ha determinato un importante calo produttivo per metro quadro.

Se l’anno scorso facevamo 800 grammi di rucola per metro quadro, quest’anno ci assestiamo intorno ai 500”. Il che moltiplicato per i 4mila ettari di rucola degli impianti Rago (a cui si aggiungono altri 180 di baby leaf) comporta perdite per almeno 12 milioni di chili.

Le principali conseguenze che si registrano in questa campagna, anche a causa delle forti gelate che l’anno scorso non ci sono state, è che i tempi di maturazione rallentano e possono arrivare dai trenta giorni standard anche a settanta e determinare un certo ammanco di prodotto.

Quest’anno il calo è del 25% – continua Rago – con un aumento dei prezzi che si attesta intorno al 20%. Ci aspettiamo che durante la settimana di Natale il consumo aumenti e quindi anche le quotazioni”.

Nonostante la vulnerabilità delle colture biologiche, questo settore è considerato una delle strade obbligate per fare risalire il comparto delle insalate in busta che, nel giro di un ventennio è diventato uno dei più competitivi con quotazioni a due cifre all’inizio ma precipitate quasi al rango di commodity (in relazione ai maggiori costi di produzione) per l’eccesso di offerta in commercio.

“Al momento – conclude Rago – le nostre superfici coltivate a bio oscillano tra il 5 e il 10% ma sono destinate a crescere nonostante le difficoltà climatiche. La domanda di biologico è sempre in crescita mentre sul prodotto convenzionale è statica a fronte di un eccesso di prodotto. La chiave è individuare la nicchia di mercato vincente e arrivarci prima degli altri. Fondamentale, per noi, è sviluppare nuovi trattamenti, compatibili con il disciplinare bio che possano permettere di contrastare l’incremento di virosi e batteriosi derivato dal cambio climatico”.

Mariangela Latella

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