Nel Villafranchese (provincia di Verona) si è conclusa nei giorni scorsi la stagione peschicola e per il settore si profilano all´orizzonte problemi sulla tenuta della produzione e soprattutto sul sistema di commercializzazione. Dopo un´annata da dimenticare, quella del 2011, la campagna del 2012 ha fatto registrare quotazioni in lieve miglioramento.
Il prezzo si è infatti attestato intorno ai 30 centesimi il chilogrammo, anche se ancora inferiore al costo di produzione. Grazie all´ottimo standard qualitativo dei frutti e alle alte temperature, i consumi si sono mantenuti a livelli soddisfacenti. Ne è convinto il direttore del mercato all´ingrosso di Villafranca Luigi Scattolini (nella foto) che fornisce i dati sul prodotto affluito a chiusura dei conferimenti.
Si tratta di 105 mila quintali (più quasi il 20 per cento rispetto al 2011) 30-35 centesimi il prezzo medio per chilogrammo, il che vuole dire un più due per cento rispetto al 2011. "È stata una stagione in chiaro-scuro", spiega Scattolini, "per le pezzature più grandi e prezzi poco remunerativi per le piccole. Noi operiamo in un mercato a due velocità che ha premiato i produttori di serie A con prezzi intorno a 0.40 centesimi e gli altri con prezzi tra 0.25 e 0.30. Ricordo che produrre un chilogrammo di pesche, al giorno d´oggi, costa 0.30 centesimi".
Quella di quest´anno, sempre a giudizio del direttore del mercato, è stata una stagione buona per quantità e ottima per qualità in modo particolare sotto l´aspetto fitosanitario con la totale assenza di marciume, tignola e altre malattie del pesco. L´attuale sistema prevede un orario per le contrattazioni e per il carico "è una limitazione", spiega il direttore del mercato delle pesche, "in quanto la vendita dovrebbe avvenire nel momento più vicino possibile alla raccolta: ogni ora al mercato corrisponde a una giornata di commercializzazione. Un buon sessanta per cento del prodotto è destinato ai Paesi dell´Est europeo che lo richiedono raffreddato. Pertanto man mano che affluisce al mercato sarebbe opportuno stoccarlo nelle celle frigorifere e venduto entro le 24 ore, togliendo in tal modo l´orario di conferimento".
Quest´anno, per la prima volta, due posteggianti su sei hanno preferito ricevere il prodotto nei loro magazzini. È una scelta che penalizza il mercato perché, se non affluisce il prodotto, viene meno lo scopo di tenerlo aperto. A questo punto ci si chiede se il mercato serve ancora. Scattolini non esita a rispondere: "Penso proprio che il mercato sia fondamentale per la peschicoltura perché oltre al rispetto delle norme di commercializzazione qui avviene la formazione del prezzo in funzione della domanda-offerta: La peschicoltura, in particolare veronese", aggiunge il direttore, "sta subendo un declino che spero non sia irreversibile, ma sicuramente la chiusura del mercato e del sistema che ruota intorno penalizzerebbe la produzione e alla fine il territorio". Questo è un aspetto molto importante che sarà dibattuto prossimamente tra i diretti interessati e il Comitato di gestione. (fonte: L’arena)