PORTI CINESI: CRESCITA “LENTA” PER I CONTAINER, AL DI SOTTO DELLE ASPETTATIVE

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Il traffico dei porti marittimi cinesi, nei primi sette mesi del 2012, è cresciuto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente anche se in maniera più bassa rispetto a quelle che erano le iniziali aspettative di Pechino. Colpa soprattutto della crisi che sta colpendo i mercati europei, tra i principali importatori dei prodotti provenienti dal Paese asiatico.

Nel periodo gennaio-luglio di quest’anno, il traffico container nei centri delle zone costiere, ha comunque raggiunto quasi 90 milioni di teu (99,6 se si considerano anche gli interporti) facendo registrare, nei confronti del 2011, un +7,7%.

I dati, che anche secondo gli analisti internazionali denotano un rallentamento nella crescita economica, sono confermati dalle cifre di luglio che arrivano dai principali scali nazionali: Shanghai ha movimentato oltre 2,8 milioni di teu (-1,7%), Shenzhen 2 milioni di teu (-2,3%), Ningbo-Zhoushan 1,4 milioni di teu (+5,1%), Qingdao 1,2 milioni di teu (+16,2%), Guangzhou 1,1 milioni di teu (-8,8%) e Tianjin 1,1 milioni di teu (+8,2%).

Nello scorso mese, i contenitori passati dai porti cinesi, hanno superato di poco i 15 milioni di teu contro i 14,1 dello stesso periodo dell’anno passato. I soli scali marittimi hanno invece registrato un +4,5% rispetto a luglio 2011 (13,5 milioni di teu) mentre gli interporti hanno toccato l’1,6 milioni di teu con un +7,2%. I numeri appaiono più o meno stabili analizzando le attività dei singoli terminal nei primi sette mesi dell’anno. Shanghai ha movimentato oltre 18,7 milioni di teu (+2,8%), Shenzhen 12,8 milioni di teu (+0,6%), Ningbo-Zhoushan 9,5 milioni di teu (+10,5%), Qingdao 8,5 milioni di teu (+11,2%), Guangzhou 8,1 milioni di teu (+4,6%) e Tianjin 6,9 milioni di teu (+5,8%).

Ma i dati che arrivano dal primo esportatore al mondo, seppur ancora in costante crescita, evidenziano parecchi punti interrogativi, segno che gli anni dell’inarrestabile boom economico stanno forse per terminare. A luglio l’export è cresciuto decisamente meno delle aspettative, +1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, contro previsioni di un +8%, mentre le importazioni sono salite solo del 4,7%, in misura inferiore rispetto alle stime che le davano al 7%. Non solo, nel mese scorso il surplus commerciale del Paese è sceso a 25,1 miliardi di dollari rispetto ai 31,7 di giugno.

Nonostante la crisi dei mercati internazionali, reggono le esportazioni verso gli Stati Uniti mentre nei primi sette mese dell’anno si è registrato un calo dell’export del 3,6%, su base annua, verso l’Europa. Per il Paese, il secondo semestre di quest’anno, è stato poi il peggiore degli ultimi 36 mesi con un tasso di crescita di appena il 7,6%, dato che ha fatto allarmare e non poco anche la Banca centrale cinese che ha deciso di tagliare i tassi di interesse e aumentare gli sforzi per invertire questo pericoloso rallentamento economico.

Se il gigante asiatico dovesse infatti smettere di crescere, le ripercussioni sarebbero negative per tutti i mercati mondiali ed in particolar modo per l’Unione Europea dove un drastico calo della crescita cinese sarebbe secondo solo ad una contrazione degli Stati Uniti. (fonte: L’Avvisatore Marittimo)

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