SALVI DYNASTY, OVVERO QUANDO L’ASSET VINCENTE DELL’IMPRESA È LA FAMIGLIA

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Gruppo di famiglia in un interno, anzi nella ‘città della frutta’ a marchio Salvi sorta alle porte di Ferrara. Sul palco i familiari , a partire da nonno Luigi e signora, con figli e nipoti. La regia delle celebrazioni per i 50 anni del gruppo Salvi a Ferrara (e i 125 di attività complessivi nel settore frutta) affidata a Marco, Silvia e Giuseppe, tutti impegnati ai vertici del gruppo di famiglia , che va dalla ricerca (Salvi Vivai, il CIV come socio), alla produzione, allo stoccaggio, alla lavorazione, alla commercializzazione (Unacoa Spa).

Piattaforme e magazzini sparsi in tutta Italia e due filiali estere in Polonia e Francia. In platea tantissimi dipendenti e collaboratori, oltre alle imprese agricole collegate al gruppo. Premi e riconoscimenti per chi lavora coi Salvi da 30 e anche 40 anni. Momenti di simpatia quando una dipendente legge una poesiola per ricordare il ‘fondatore’ Luigi; poi momenti di emozione quando scorre un video dedicato a nonno Luigi con il testo letto dal nipotino. Pochi formalismi, nessun trionfalismo, molta sobrietà. Uno stile pacato, compostezza e dignità. La forza tranquilla di chi è partito da Cenate di Sotto nella Bergamasca nel 1891 e passo dopo passo, con tenacia e sacrifici, è arrivato ad essere uno dei primi gruppi privati del paese. La forza, viene da dire, della grande provincia italiana, di chi apre bottega tutti i giorni nonostante tutto, nonostante il Paese che arranca, la burocrazia e le tasse che ti ammazzano, la politica che promette tanto e aiuta il minimo. La storia di successo del vino italiano l’hanno fatta i privati che hanno reagito alla scandalo del metanolo scegliendo la strada della qualità. L’ortofrutta non ha avuto bisogno di reagire a uno scandalo per affermarsi come uno dei pilastri del made in Italy, per fare qualità e innovazione, per diventare (tra fresco e trasformato) la prima voce del nostro export agroalimentare.Del vino si è accorta la politica, che adesso aiuta, sostiene e agevola. Dell’ortofrutta, settore poco glamour, poco ‘figo’, la politica nazionale si cura poco, anche per colpa della frammentazione e della incapacità di fare lobby degli attori del comparto. Il nostro premier Renzi parla spesso, anche a sproposito, dell’Italia “che riparte”.

A Ferrara abbiamo toccato con mano l’Italia “che non si è mai fermata”, di chi continua a crederci e a innovare, giorno dopo giorno. Ma soprattutto abbiamo capito che in ortofrutta la famiglia può essere davvero l’asset vincente, quel mix di passione-impegno-sacrificio che fa la differenza. Qui l’unica filiera che funziona davvero è la filiera di famiglia.

Lorenzo Frassoldati, direttore Corriere Ortofrutticolo

l.frassoldati@alice.it

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