ALBUZZA (GROSSISTI): “L’ORTOMERCATO DI MILANO NON È IL FAR WEST”

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Alcuni giorni fa la trasmissione di Rai Uno Uno Mattina ha intervistato Luigi Predeval, presidente di Sogemi, la società che gestisce il centro agroalimentare di Milano (tra cui l’Ortomercato). Durante il servizio è stato affrontata la scottante questione delle infiltrazioni mafiose e di altre criminalità all’interno del mercato all’ingrosso meneghino.

“Nel far west dell’ortomercato”, titolava la trasmissione di Uno Mattina. Nell’intervista Predeval ha elencato le operazioni di controllo effettuate all’interno dell’area del mercato e che hanno portato anche alla chiusura di diverse cooperative (14 su 26 decretate fuori legge solo negli ultimi mesi), ree di operare in maniera illecita.

Ma sul servizio del programma Rai si scaglia contro Alberto Albuzza (nella foto sotto), presidente dell’Ago, associazione grossisti ortofrutticoli, ente che riunisce i grossisti di ortofrutta operanti nell’ortomercato milanese. Albuzza sottolinea che la stragrande maggioranza degli operatori dell’ortomercato lavora nella piena legalità, rivendicando la “completa estraneità della categoria da me rappresentata alle vicende esposte nel servizio”.

“Da tale trasmissione – spiega Albuzza – complice una “forzata” impronta nella presentazione del tema e nella conduzione delle interviste, emerge che tra la criminalità organizzata e le attività esercitate all’Ortomercato di Milano vi siano dei legami tali per cui non vi sia spazio per la legalità”. “Come ormai per consuetudine – continua il presidente dell’Ago – si è parlato dell’Ortomercato di Milano dando risalto unicamente a quei lati forse più marginali e meno importanti, sicuramente i più gettonati da chi vuole facilmente colpire l’attenzione dei fruitori dei media, tralasciando però quel “simbolico” 99% di aziende, imprenditori e lavoratori che quotidianamente sin dalle prime ore della notte, in una struttura fatiscente e vessati da una innumerevole quantità di norme e regolamenti, operano con coscienza nella massima legalità, ma che, senza mai diritto di replica, sono sistematicamente bollati come malavitosi”.

“Se un cantante si droga, uno sportivo “vende” la propria squadra o fa uso di sostanze dopanti, un politico è corrotto, un insegnante o un prete seviziano dei bambini, si tratta di casi isolati che non possono e non devono intaccare la reputazione di determinate categorie; nel caso dell’Ortomercato di Milano non è contemplata la possibilità che esistano le immancabili pecore nere (c’è qualche ambito esente?) perché tutto il “gregge” è scurissimo”.

"Purtroppo – conclude Albuzza – in pochi sono al corrente che i cambiamenti in atto verso una situazione di trasparenza e legalità sono il frutto di una costante e puntigliosa sequenza di segnalazioni, inoltrate nell’arco di diversi decenni dal sottoscritto e dai miei predecessori a tutte le autorità competenti, sia giudiziarie che amministrative”.

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