Avanti tutta per l’export agroalimentare australiano. L’Australian Bureau of Agricultural and Resource Economics and Sciences (ABARES) prevede, grazie anche al traino offerto dalla domanda asiatica in continuo aumento, per il prossimo anno una crescita del reddito da esportazioni della produzione locale dei settori agricoli, della pesca ed ortofrutticoli.

Si stima infatti che potranno essere raggiunti liveli di entrate record pari a circa 34 miliardi di euro; volume che rappresenta un incremento del 4,5% rispetto alle produzioni precedenti. Tale crescita è particolarmente significativa se considerata in relazione all’inversa tendenza mostrata da altri settori produttivi che sembrano invece soffrire il rallentamento della richiesta asiatica, come quello energetico ed estrattivo in primo luogo.

Inoltre le eccellenti performances del settore agricolo-ortofrutticolo hanno saputo resistere anche a concomitanti fattori esterni negative come ad esempio le alluvioni che nello scorso anno hanno colpito il Queensland, uno dei principali stati produttori dell’Australia; da parte delle varie associazioni di consumatori invece si sottolinea come la crescita delle entrate dipenda esclusivamente dall’eccessiva onerosità del costo delle materie prime alimentari prodotte in Australia, laddove un chilogrammo di limoni può aririvare a costare, l’equivalente in dollari australaini, di circa 7 euro, un litro di latte fresco 4 euro e mentre un chilo di carne a costo industriale arriva a circa 2,70 euro, segnando il punto più alto tra i Paesi produttori ed esportatori di tale bene.

Tale onerosità comincia a riflettersi sui consumi interni che in alcuni casi tendono ad orientarsi verso l’acquisto di beni importati piuttosto che prodotti localmente, essendo questi ultimi gravati di oneri eccessivi derivanti dall’elevato costo dei fattori di produzione interni. (fonte: Ice)