CONFERENZA CIA, POLITI: “SULLA PAC NON CI SIAMO ANCORA”

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“L’agricoltura, nonostante i gravi problemi e le difficoltà degli imprenditori, è l’unico settore produttivo del nostro Paese a crescere. E’ questa una dimostrazione di vitalità e di dinamicità delle imprese. Ma è un trend che non potrà continuare a lungo se non ci saranno finalmente fatti concreti e se soprattutto non ci sarà verso gli agricoltori, oggi ‘dimenticati’, attenzione e rispetto".

"Gli agricoltori devono essere considerati dai rappresentanti delle forze politiche, del Governo e del Parlamento. Non chiediamo privilegi, che l’attuale pesante situazione economica di certo non permette. Vogliamo solamente essere messi nelle condizioni di operare con efficacia e competitività. Un discorso che assume maggiore valenza in vista dell’ormai prossimo appuntamento della riforma della Politica agricola comune. La proposta della Commissione Ue di Bruxelles non ci soddisfa affatto. Anzi, per alcuni suoi aspetti è addirittura penalizzante. Per questo motivo chiediamo più equilibrio nella distribuzione delle risorse fra gli stati membri, un’adeguata difesa dei redditi, la centralità dell’impresa e un effettivo ricambio generazionale”.

Lo ha affermato il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi nella relazione di apertura della VI Conferenza economica di Lecce che si svolge sotto lo slogan “Far crescere l’agricoltura per far crescere l’Italia”.

Misure per la crescita. “Negli ultimi dieci anni oltre 500 mila imprese agricole sono state costrette a chiudere i battenti. Solo nel primo trimestre del 2012 più di 13 mila sono andate fuori mercato. I costi produttivi (con i continui rincari del gasolio), gli oneri contributivi e burocratici, gli aggravi fiscali (Imu in testa) hanno avuto riflessi pesantissimi -ha detto Politi- sull’attività degli agricoltori. Poche e insufficienti sono state le misure, ultime quelle relative al Decreto Sviluppo, prese dal Governo Monti a sostegno dell’agricoltura. E’ giunto il momento di cambiare marcia. C’è assoluto bisogno di concretezza. Chiediamo, quindi, che si riaccendano i riflettori della politica sul mondo agricolo e che si tenga realmente conto del ruolo fondamentale che svolgono gli imprenditori agricoli del nostro Paese. L’agricoltura e le sue potenzialità se valorizzate rappresentano una leva importante per lo sviluppo complessivo dell’Italia. E’ un settore economico che coinvolge direttamente ed i ndirettamente più di 4,5 milioni di persone tra agricoltori, lavoratori e attività industriali collegate alla produzione agricola. Più di un milione di famiglie vive di agricoltura”.

Nuova politica agraria nazionale. “L’Italia agricola ha bisogno di una nuova strategia condivisa e di ampio respiro. Occorre costruire -ha rimarcato il presidente della Cia- un progetto di politica agraria nazionale per sviluppare ricerca e innovazione, favorire l’ingresso dei giovani e l’aggregazione fondiaria, rendere efficienti i mercati, sostenere la competitività, ridurre i costi di produzione e semplificare i rapporti tra imprese e Pubblica amministrazione. Da qui i il nostro vibrante appello alla ‘politica’ che deve tornare a parlare di agricoltura in termini veramente concreti”.

Riforma della Pac post 2013. “Abbiamo sempre sostenuto che la Pac 2014-2020 deve avere -ha detto Politi- precise priorità: efficienza del mercato, rafforzamento delle organizzazioni di produttori, diffusione dell’economia contrattuale, misure per favorire il ricambio generazionale, sostegno degli strumenti (assicurazioni e fondi di mutualità) per contenere gli effetti della volatilità dei prezzi e delle crisi di mercato. La proposta dell’Esecutivo di Bruxelles non va, però, nella giusta direzione. Ecco perché chiediamo sostanziali modifiche. E’, dunque, indispensabile che nel complesso negoziato comunitario ci sia una posizione autorevole dell’Italia, in grado di far valere le ragioni dei nostri agricoltori. Una posizione del ‘sistema Paese’ ”.

Risorse Pac e ripartizione tra gli Stati. “Nelle proposte della Commissione per il prossimo quadro finanziario 2014-2020 sono stanziati 371,7 miliardi di euro (in termini di impegni ed a prezzi costanti 2011) a favore della spesa classica relativa alla Pac. Essa -ha sottolineato il presidente della Cia- rappresenta circa il 36 per cento del bilancio comunitario totale, quota notevolmente inferiore rispetto al precedente periodo (42 per cento). Per la ripartizione degli stanziamenti della Pac tra gli Stati membri, l’Esecutivo di Bruxelles propone meccanismi di convergenza con l’obiettivo di una distribuzione più uniforme del sostegno a vantaggio degli Stati i cui pagamenti diretti sono inferiori al 90 per cento della media dell’Ue a 27. L’effetto della redistribuzione sarebbe molto differenziato tra i vari Paesi, con una penalizzazione molto forte per l’Italia, la Germania e la Francia; i maggiori vantaggi sarebbero per la Romania, la Polonia e la Spagna. Per effetto dei tagli alle risorse e della redistribuzione, il massimale dell’Italia, a valori correnti, per i pagamenti diretti passerebbe da 4,128 miliardi nel 2013 a 3,842 miliardi nel 2020, una riduzione del 6,9 per cento. La soluzione adottata dalla Commissione consolida uno dei vizi di fondo della Pac: lo squilibrio del livello di aiuti tra Paesi e tra colture, con un privilegio accordato ai Paesi ed alle produzioni continentali a scapito di quelle caratteristiche delle agricolture mediterranee. Noi chiediamo che la proposta di Bruxelles per la ripartizione delle risorse tenga conto della disparità del costo della vita nei diversi Paesi e, quindi, sia calcolata a parità di potere d’acquisto. Tale correzione favorirebbe condizioni di leale concorrenza attenuando gli effetti negativi connessi al sistema di calcolo adottato dall’Esecutivo Ue”.

Ricambio generazionale. “I giovani agricoltori in Europa sono il 6 per cento del totale degli addetti. In Italia sono il 2,9 per cento. Solo 52 mila aziende, il 6,6 per cento del totale, hanno un conduttore giovane. Nell’agricoltura italiana -ha detto Politi- non vi è ricambio generazionale: solo il 16 per cento delle nuove aziende è guidato da un giovane, solo nel 2,3 per cento delle aziende storiche è subentrato un giovane alla conduzione. La presenza di giovani agricoltori è sempre più importante in termini quantitativi e, quindi, di potenziale produttivo, in relazione alle prospettive di innovazione, sostenibilità, qualità dei processi e prodotti. Il che significa vitalità delle nostre aree rurali. Gli interventi di politica agricola, a partire dalla Pac, dovranno avere come priorità quella di garantire nuova imprenditoria giovanile agricola. Condividiamo la proposta di riforma della Pac che ha ampliato gli interventi specifici a favore dei giovani. Condividiamo gli intenti della Commissione. L a proposta ha, però, ancora margini di miglioramento per essere più coerente con le enunciazioni. In questo senso condividiamo le proposte di emendamento presentate dalla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo”.

Imprese e definizione di “agricoltore attivo”. “ Dobbiamo porre l’agricoltura e le imprese al centro delle politiche agricole. Gli aiuti diretti -ha sostenuto il presidente della Cia- dovranno essere destinati agli agricoltori professionali ed alle imprese agricole che operano nel mercato dei prodotti e del lavoro. La Pac dovrà sempre più sostenere i comportamenti orientati allo sviluppo ed all’innovazione e sempre meno lo status di agricoltore. La proposta della Commissione affronta la figura dell’agricoltore ‘attivo’ con l’obiettivo di escludere dal regime di aiuti le proprietà fondiarie dalle quali i percettori realizzano una quota marginale di reddito. È una novità perché, finora, gli interventi di mercato e i pagamenti diretti erano stati concessi a prescindere dalle caratteristiche soggettive dei beneficiari. Una volta stabilita (secondo la proposta del Parlamento europeo) la lista negativa dei soggetti e delle attività che non possono essere ammesse al regime dei pagamenti, per la definizione di agricoltori ‘attivi’ si dovrà tenere conto della diversità delle strutture aziendali e delle figure giuridiche consolidate nel tempo nella legislazione degli Stati membri (la lista negativa dei soggetti, secondo le condivisibili proposte del Parlamento europeo comprende, per esempio, gli aeroporti, le società immobiliari, le società di gestione di terreni sportivi, i campeggi e le società minerarie ecc.). In una materia come questa vale la pena di invocare i principi della flessibilità e sussidiarietà. Dunque, la definizione di agricoltore ‘attivo’ dovrà essere lasciata agli Stati membri. Per quanto riguarda l’Italia, la definizione dovrebbe partire dalla nozione, consolidata e condivisa, di imprenditore agricolo principale”.
Regolazione dell’offerta e stabilizzazione dei redditi.
“Il dibattito sulla riforma si concentra molto sul pagamento unico aziendale, ma una politica agricola comune all’altezza delle sfide del mercato, della sicurezza alimentare ed ambientali, non può limitarsi -ha detto Politi- a riformare i criteri di calcolo e di assegnazione dei sussidi. È un limite che la riforma proposta non si ponga l’obiettivo di migliorare il potere contrattuale degli agricoltori, ad esempio mediante la costituzione di associazioni di produttori, di promuovere l’economia contrattuale e l’interprofessione. La possibilità di programmare l’offerta da parte delle organizzazioni di produttori e dei Consorzi di tutela rafforza il ruolo di questi organismi per la stabilità dei redditi degli agricoltori nelle fasi di instabilità dei prezzi.
“A questo proposito -ha aggiunto il presidente della Cia- noi sosteniamo che la discussione sul futuro della Pac e sugli strumenti per migliorare il funzionamento delle filiere alimentari siano intrecciati e seguano un percorso comune. Le Organizzazioni di produttori debbono assumere un ruolo sempre più importante nella gestione dei mercati agricoli. Apprezziamo che questa tesi sia ripresa nella proposta di parere del Parlamento europeo”.

“Le proposte della Commissione -ha concluso Politi- prevedono un insieme di misure per sostenere le iniziative per la gestione dei rischi e delle crisi di mercato. Il pacchetto si rivolge ad obiettivi diversi (gestione del rischio in senso stretto e stabilizzazione dei redditi) e prevede strumenti diversi (assicurazioni e fondi di mutualità). I diversi strumenti debbono essere tra loro complementari. Dobbiamo riferirci a tutti gli strumenti di gestione del rischio e di tutela dei redditi: diversificazione produttiva e delle fonti di reddito, gestione dei mercati e pagamenti diretti, accesso al credito, gestione e regolazione dell’offerta da parte delle organizzazioni di produttori, sistema interprofessionale, assicurazioni e fondi di mutualità. Le assicurazioni e i fondi di mutualità non possono, da soli, garantire la redditività delle aziende agricole. Nella proposta di Bruxelles manca questa visione di insieme”.

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