CRISI DEI MERCATI E ACCORDI UE-MAROCCO. ITALIA ORTOFRUTTA: “SERVE UN SANO PROTEZIONISMO”

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Attraverso un documento l’Unione nazionale Italia Ortofrutta effettua alcune riflessioni e avanza proposte in merito alla crisi dei prodotti ortofrutticoli e l’aggravarsi della situazione commerciale dei prodotti siciliani con l’entrata di frutta e ortaggi marocchini in Europa. Riportiamo qui di seguito la relazione che entra nel merito della questione.

 

Considerazioni generali

Ad una progressiva globalizzazione degli scambi non è seguita una globalizzazione delle regole di produzione e del commercio. All’interno dell’Europa i nostri produttori debbono rispettare regole giustamente restrittive che siano garanzia di qualità, salubrità e rispetto ambientale sostenendone i relativi costi che non sono minimamente paragonabili ai costi ed alle regole di produzione dei paesi extra europei.

Si pensi ad esempio al costo del lavoro e alla possibilità di utilizzo di principi attivi non consentiti in Europa che hanno tra l’altro un riflesso diretto sulla salute del consumatore. È evidente che consentire l’entrata di prodotto dall’estero anche se in quantità limitate espone i nostri prodotti ad una tale concorrenza sleale basata sul prezzo che neanche la messa in evidenza dell’origine italiana o europea è sufficiente a garantirne la preferenza da parte del consumatore ed un comparabile apprezzamento commerciale.

Il sistema ortofrutticolo si basa su un equilibrio talmente labile che anche quantità limitate di prodotto portano inevitabilmente ad un ribasso dell’apprezzamento commerciale di tutta la categorie merceologica interessata.

L’Unione Europea dovrebbe tutelare il modo di produrre comunitario subordinando la firma di accordi di libero scambio all’effettivo rispetto degli standard comunitari in materia di protezione ambientale, condizioni dei lavoratori, tutela sindacale, antidumping e sicurezza alimentare.

Ad esempio per produrre un chilo di pomodoro in Marocco sono necessari 100 litri di acqua contro gli appena 10 litri delle Francia: appare singolare parlare di protezione dell’ambiente in Europa e consentire invece l’entrata di prodotto che oltre a sfruttare tale risorsa contribuisce a destabilizzare il già labile mercato dei paesi mediterranei.

La presenza in Europa di prodotto marocchino a prezzi bassi ha aumentato la volatilità dei mercati creando tensioni nei paesi del nord Europa tradizionalmente acquirenti dei nostri prodotti. In aggiunta a ciò la crisi politica tra la Turchia e la Russia ha generato un crescente afflusso di prodotto di origine turca su alcuni importanti mercati di riferimento per le nostre produzioni appesantendo ulteriormente il già fragile equilibrio di mercato.

 

FALCONI VINCENZO (600)Azioni a carattere immediato

Chiedere la sospensione dell’accordo e l’applicazione delle clausole di salvaguardia subordinando l’entrata del prodotti extra Ue alla realizzazione di uno studio di impatto che valuti le ricadute per i singoli comparti produttivi interessati e gli effetti sul reddito delle aziende agricole nonché la compatibilità giuridica con le regole sociali, ambientali e del lavoro applicate in Europa.

 

Sano protezionismo.

Va rafforzato e reso omogeneo il sistema dei controlli in entrata dei prodotti extra europei intensificando i controlli doganali sia dal punto di vista dalla qualità commerciale che attraverso un controllo più serrato sui residui fitosanitari per verificare la presenza di principi attivi non consentiti dai nostri disciplinari di produzione. Particolare attenzione dovrà essere posta alla verifica della tracciabilità delle produzioni per evitare che prodotti extra Ue siano naturalizzati come comunitari una volta sdoganati.

Stimolare un accordo tra il mondo della produzione ed il mondo del commercio e della distribuzione organizzata al fine di pervenire ad una preferenza all’immissione in commercio del prodotto nazionale eventualmente sostenuto da una campagna di informazione verso i consumatori volta a stimolare la conoscenza dell’origine del prodotto.

 

Parallelamente vanno messe in campo azioni di mitigazione degli impatti negativi

Rafforzare la rete di salvaguardia per le crisi di mercato e la volatilità dei prezzi elevando le quantità di prodotti ritirabili dal mercato attraverso l’OCM ed i relativi prezzi di ritiro.

Istituire un sistema di ritiro ad hoc per lenire il blocco del mercato derivante dall’importazione del prodotto dal Marocco attraverso la definizione di un plafond ritirabile ed un prezzo di ritiro adeguato da aggiungere a quanto previsto dai programmi operativi delle OP.

Al sistema di ritiro gestito dalle OP dovrebbero poter partecipare anche i produttori che non si riconoscono nell’OCM. Le OP infatti rappresentano un sottoinsieme della produzione italiana ed in alcuni areali di produzione il livello di aggregazione è molto basso. E’ pertanto necessario far condividere a tutti i soggetti coinvolti la responsabilità della regolazione del mercato attraverso lo strumento delle OP altrimenti si rischia paradossalmente di apportare un beneficio a quei soggetti (fuori OCM) che non fanno nulla per ristabilire l’equilibrio tra domanda ed offerta.

 

VELARDO GENNARO (600)Azioni di natura strategica

Gli accordi di libero scambio e l’apertura a quote di produzioni extra Ue dovrebbero essere subordinate all’applicazione di misure tariffarie all’importazione necessarie a riequilibrare sotto il profilo dei prezzi di entrata gli standard comunitari in materia di protezione ambientale, condizioni dei lavoratori, tutela sindacale, antidumping e sicurezza alimentare con le condizioni esistenti nei paesi terzi.

 

Azioni di medio periodo

Riportare l’ortofrutta al centro dell’agenda politica italiana.

Fare politica agricola non significa solo negoziare le risorse europee per il nostro paese ma è necessario che il settore sia messo tra le priorità nell’agenda di governo attraverso la condivisione di scelte di indirizzo a tutela dei nostri prodotti e produttori che ridiano fiducia ai nostri imprenditori e gli facciano sentire lo stato vicino.

Per una sana imprenditoria agricola che vuole ottenere reddito dal mercato e non vivacchiare solo sulla base delle provvidenze pubbliche la vicinanza dello Stato vale di più di qualsiasi aiuto pubblico.

Una politica agricola che sia per quanto possibile garanzia di terzietà nei confronti dei paesi nostri concorrenti e di parità di regole da rispettare è un valore aggiunto da cui non possiamo prescindere se vogliamo ridare al nostro settore una strategia di futuro.

Le nostre aziende non hanno paura della sfida del mercato ma vogliono che il governo gli stia vicino per farle competere ad armi pari con i loro concorrenti.

 

Rafforzare il ruolo delle Organizzazioni dei produttori

Spesso al ruolo attribuito alle OP di concentrazione dell’offerta e di regolazione del mercato non è seguito un adeguato supporto in termini di attribuzione di ruoli e di condivisione di un sistema strategico di sviluppo.

Sicuramente il sistema di sostegno legato al valore della produzione commercializzata è virtuoso ma le OP subiscono la concorrenza sleale di soggetti che rimanendo fuori dal sistema organizzato hanno paradossalmente vantaggi anche superiori a quello del sostegno OCM in quanto muovendosi

senza il rispetto di regole ostacolano chi invece intende raggiungere gli obiettivi della politica agricola comune.

Se vogliamo avere interlocutori forti e rappresentativi l’appartenenza alle OP ed al sistema organizzato va resa una priorità strategica a cui subordinare ogni forma di sostegno ed agevolazione non solo di natura economica ma soprattutto di carattere regolamentativo, burocratico e procedurale.

Dovremo creare un sistema organizzato virtuoso in cui i produttori hanno interesse a farvi parte e non a rimanervi fuori.

Ad esempio dovrebbero essere inseriti in tutti i bandi dei PSR dei meccanismi di priorità per le aziende che richiedono fondi che fanno parte del sistema organizzato.

 

Stimolare il livello di aggregazione in OP

Ciò contribuirebbe a stimolare il livello di aggregazione che obiettivamente non è alto ed in alcune aree del paese, paradossalmente dove e più presente la produzione ortofrutticola, è oggettivamente basso.

Questo consentirebbe di utilizzare di più e meglio le risorse pubbliche e destinarle al sostegno del sistema ortofrutticolo che richiede sempre di più specializzazione produttiva e professionale.

 

Incrementare la capacità delle OP di essere ancora di più interlocutori del mercato

Oggi più di ieri la concorrenza dei nostri competitor è forte e tale è anche la concentrazione dei decisori di acquisto per cui è necessario avere OP di dimensioni adeguate che diano garanzia di fornire in modo costante elevate quantità di prodotto ed ampiezza di gamma.

Va stimolata la crescita dimensionale delle OP e/o le interrelazioni commerciali tra le stesse affinché possano interloquire meglio con il mondo della distribuzione ed accorciare i passaggi di prodotto lungo la filiera.

 

Qualificare ancora di più l’utilizzo delle risorse destinate al settore

L’innovazione in tutte le sue diverse accezioni, varietale, di processo organizzativa e gestionale rimane una esigenza fondamentale ed una leva di competitività non sempre adeguatamente utilizzata: per avere una innovazione al servizio delle imprese è necessario puntare sulla ricerca e sul travaso di conoscenze dal mondo accademico a quello delle imprese.

Un importante impulso a questo percorso potrebbe derivare da un più efficiente utilizzo delle risorse che la UE destina alla ricerca ed alla sperimentazione attraverso i programmi operativi sinora oggettivamente sottovalutate, dotandoci di regole più semplice di gestione ed incentivandone l’utilizzo attraverso un tasso di finanziamento più elevato.

Stimolare le attività di marketing e la capacità di commercializzare i prodotti attraverso politiche di marca e di promozione, volte anche a stimolare i consumi e che consentono di accrescere il valore aggiunto per la parte agricola.

 

Nella prima foto dall’alto il direttore di Italia Ortofrutta Vincenzo Falconi; nella seconda foto il presidente di Italia Ortofrutta Gennaro Velardo      

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