La puntata del TG2 Dossier di sabato 5 maggio, in onda alle 23,30, ha presentato un quadro drammatico del settore agrumicolo in Sicilia e Calabria. Sotto accusa i prezzi alla produzione troppo bassi (5-15 centesimi al chilo per le arance, prezzo che si moltiplica fino a 500 volte prima di arrivare sulla tavola dei consumatori) e altri fattori.
Tra questi, l’individualismo, la scarsa capacità di associazione sia a livello produttivo che commerciale, la concorrenza dei prodotti del Nord Africa e della Cina, la scarsa o inefficace promozione (anche a causa di normative "assurde"), il rapporto sempre più difficile con le banche.
Ecco spiegato il titolo: "Arance amare", dato alla trasmissione condotta dal giornalista Francesco Vitale. Sullo sfondo, i dati terribili dell’agricoltura italiana in questi primi mesi del 2012: 13 mila aziende agricole chiuse in soli tre mesi, un’azienda su due che chiude dopo i primi cinque anni di vita.
Nelle immagini del Dossier un’infinità di arance lasciate a terra perché raccoglierle non conviene più. In Calabria non ci sarebbero più nemmeno i soldi per pagare in nero, a pochi euro al giorno, i braccianti immigrati dall’Africa. Ha parlato di "disastro" un agrumicoltore siciliano, Rocco Marchetta, che ha raccontato di essersi recato a Milano a trovare la propria madre ricoverata in ospedale e di aver trovato le sue arance, proprio quelle della sua azienda, che a lui erano state pagate 11 centesimi al chilo, in vendita a due euro, un prezzo da lui definito assurdo.
Secondo le affermazioni rilasciate a Vitale, "meno di dieci aziende ancora lavorano le arance rosse" nella piana di Catania perché – ha affermato Davide Tamburino – non si riesce nemmeno a promuoverle in quanto tali. Sotto accusa "l’oligarchia" che dominerebbe il mercato all’ingrosso di Vittoria, il più importante della Sicilia, e dall’altra parte, tuttavia, le aziende commerciali sono pure in difficoltà e minacciano di trasferirsi "armi e bagagli" dall’altra parte del Mediterraneo, lunga la costa nordafricana.
"Qui si è innescata una guerra tra poveri", ha commentato un commissionario del mercato. E intanto i cinesi hanno mandato emissari a comperare milioni di piantine di arance e di limoni per trapiantarle in Cina. In queste condizioni chi non gliele avrebbe vendute? Ma la prospettiva così diventa ancora più cupa: come dire, il futuro dell’agrumicoltura è altrove e nel Sud rischia di morire.
La trasmissione si è chiusa con una frase lapidaria di un allevatore del Nord: "L’agricoltore è duro come la sua zolla. Se l’agricoltura cede per questo Paese è la fine". (a.f.)