AUCHAN CREDE NEL MEZZOGIORNO. IPERTI: “È UN LABORATORIO DI INNOVAZIONE”

Condividi

Il carrello della spesa corre verso Sud. Auchan, che in Italia è il terzo operatore della grande distribuzione organizzata, dietro a Coop e Conad, con una quota di mercato dell’8,3%, ha appena inaugurato, a Palermo, il suo 17esimo Ipermercato nel Mezzogiorno. Una strategia che in apparenza va controcorrente, viste le mosse dei rivali di Carrefour.

Il gruppo con sede a Levallois-Perret infatti ha abbandonato il territorio cedendo a Coop i loro punti vendita.

Anche Conad rilancia in Meridione, acquisendo 15 strutture, sotto le sue insegne siciliane (leggi news). E prossimo protagonista del mercato potrebbe essere Mercadona, il big della Gdo spagnola, che si appresta a sbarcare in Italia (leggi news).

Lo scenario non è però dei più semplici. Stando ai dati pubblicati da AcNielsen, il 2012 è cominciato male per il settore confermando un rallentamento dei consumi che ha l’aria di trend sempre più preoccupante. Il canale dell’extralarge, quello degli ipermercati, oltre 4.500 metri quadri, è crollato del 4,5% in termini di vendite, mentre i super, da 400 fino 4.500, segnano un pallida ripresa, più 0,4%. Con Centro e Sud Italia che hanno trainato la ritirata dei consumi, subendo rispettivamente un calo del 2,2% e dell’1,9%.

Anche il discount ha subìto una leggera battuta d’arresto nella crescita pur seguendo nei suoi numeri positivi (+4,8%). In generale, i dati evidenziano l’accentuarsi della frenata del mondo no food (8% e 13,6% in dicembre) e anche dei prodotti freschi a peso variabile (5,7%). Grandi superfici che sembrano sempre meno attrattive per i consumatori, carrelli della spesa che si svuotano sotto i colpi dell’inflazione.

Auchan è convinto invece che il suo modello di business possa rilanciarsi. A partire dal Sud. Solide partnership con le imprese locali, valorizzate anche attraverso i canali di vendita all’estero, utilizzo del franchising e flessibilità del lavoro, questa la strategia di rilancio nel Mezzogiorno.

Negli ultimi tre anni la multinazionale francese ha investito nel Sud 91 milioni di euro (Puglia, Campania e Sicilia) sia per nuove aperture (Triggiano, Napoli, Palermo Carini e Catania), che per ampliamenti e modernizzazioni (Mugnano e Taranto). Certo, i venti della crisi soffiano per tutti. Malgrado un 2010 in recupero, con una crescita del giro d’affari del 5%, l’anno scorso, per Auchan Italia, è stato di segno negativo, in calo del 5,8%, pari a circa 3 miliardi di euro di fatturato.

Per Christian Iperti (nella foto), direttore generale di Auchan Italia, non è in discussione il "potenziale economico del sud, dei consumi e delle imprese fornitrici", anche in un momento di congiuntura negativa. "Siamo presenti nel Mezzogiorno da vent’anni, oggi con 17 ipermercati. E con Palermo arriviamo a quota sei Iper in Sicilia. Al momento non abbiamo in agenda altri investimenti di questo tipo. Questo non significa che rimaniamo fermi. Anzi. Il Sud, per noi, è un laboratorio di innovazione, dove poter lavorare sulla modernizzazione dei nostri formati".

Prima di tutto, secondo Iperti, bisogna fare un ulteriore sforzo per ridurre i prezzi. Distributori di carburante low cost e parafarmacie sono solo alcuni tasselli del contenimento della spesa. Per alleggerire il peso dell’inflazione e permettere minori sacrifici ai consumatori, Auchan punta a snellire la filiera della logistica e chiede flessibilità ai suoi dipendenti. Il che si traduce nelle aperture domenicali e meno rigidità sui turni di lavoro.

"Vogliamo salvaguardare l’occupazione e lavorare assieme ai nostri rappresentanti sindacali", dice Iperti. Anche con lo strumento della tecnologia delle casse automatiche: ci sono infatti 10 self check out in ogni ipermercato Auchan. «Non diminuisce l’occupazione, ma chi stava alla cassa cambia mestiere, opera nei reparti. È un vantaggio per tutti. Stiamo facendo di tutto per salvaguardare tutti gli attuali posti di lavoro".

Le sigle sindacali di Filmcams Cgil e Fisascat Cisl, però contestano i contratti di lavoro del nuovo punto vendita Auchan nel centro commerciale di Palermo "Conca d’Oro". Quel che è certo, secondo Sandro Castaldo, docente Sda Bocconi, esperto di Grande distribuzione organizzata, è che il settore si trova all’alba di una nuova rivoluzione.

"È la crisi dei grandi formati della Gdo. I consumatori non hanno smesso di fare la spesa. Certo, si compra con maggiore attenzione, magari spezzando i propri acquisti in diversi punti vendita. Lo dimostrano i dati di AcNielsen che raccontano sì un crollo dei consumi di fascia mediobassa ma anche un aumento delle etichette di maggior valore aggiunto. Si tratta di un trend che possiamo definire di "spesa selettiva", più parca e accurata del passato, lontana da quel panorama, a cui eravamo abituati, di carrelli stracolmi di merce in coda alle casse degli Ipermercati".

Il peso del canale di vendita degli Iper in Italia è tra i più bassi d’Europa, circa il 29% del totale, contro il 55% di Francia e 51% in Germania. Perciò gli investimenti negli ultimi anni si sono diretti in questa direzione, pensando che anche la spesa italiana si sarebbe adeguata al concetto di grande centro commerciale, il cui cuore pulsante è l’ipermercato.

"Lo scenario di riferimento non sta dando ragione a queste strategie. I grandi gruppi, ovviamente, soffrono meno della crisi degli Iper, perché se diminuiscono i volumi in un punto vendita magari recuperano in un altro. E soprattutto possono mettere in campo nuovi piani di modernizzazione dei propri formati, Piccole e medi operatori, spesso localizzati in una sola area del Paese, perdono terreno e scontano momenti difficili. È assai probabile che assisteremo a una nuova fase di fusioni e aggregazioni".

Se Carrefour punta sul modulo Planet, un nuovo concept espositivo, a moduli tematici (bio, bellezza, multimedia, moda, enoteca), dove la spesa diventa shopping; Auchan rilancia sull’indipendenza della gestione, il franchising (ad oggi 7 punti vendita e un affiliato su 58 in totale), le partnership con le Pmi locali e modernizzazione dei formati di vendita. Per finanziare i processi di sviluppo, stando ad indiscrezioni circolate negli scorsi giorni, l’azienda sarebbe pronta a cedere la proprietà di alcune gallerie commerciali, che oggi sono 46 e valgono circa 500 milioni di euro. Edoardo Favro, ad di GCI (Gallerie Commerciali Italia Spa) ha affermato che "se ci saranno le condizioni di mercato a noi gradite potremmo decidere di vendere alcune proprietà mantenendo la gestione, al fine di finanziarci l’importante sviluppo futuro". (fonte: La Repubblica)

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE