LA PRODUZIONE A BASSO IMPATTO AMBIENTALE DELLE MELE VAL VENOSTA

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In una prospettiva in cui i temi legati all’ambiente e alla sua tutela si fanno sempre più importanti e decisivi per il futuro, diventa di fondamentale importanza l’impegno dei singoli e delle aziende affinché l’impatto ambientale dovuto alla produzione frutticola sia il più contenuto possibile. Su questo fronte si è mossa pure VI.P. Associazione delle Cooperative Ortofrutticole della Val Venosta.

L’associazione proprio per testimoniare l’impegno volto alla limitazione delle emissioni di CO2 nell’ambiente, rende noti i risultati dello studio sull’impatto ambientale della filiera di produzione, confezionamento e commercializzazione delle mele Val Venosta.

Ad oggi nessuno nel settore mele si è mai spinto così in dettaglio nello studiare ogni singola fase della filiera, per cercare di tradurre fedelmente in termini numerici quante risorse naturali siano necessarie alla fase produttiva delle proprie mele.

VI.P. è la prima azienda nel settore agroalimentare che ha voluto rendere noti gli studi fatti in merito all’impatto ambientale della propria filiera di produzione. 7 cooperative, 1.750 produttori, 5.200 ettari di terreno sono le basi di una filiera che rende disponibile il prodotto per 12 mesi e concorre, nei suoi diversi aspetti, a portare le mele sulle nostre tavole: ogni singolo “gesto”, dall’irrigazione alla raccolta, dalle vasche di cernita allo stoccaggio in cella, dalla scelta dal packaging al trasporto, è stato analizzato nel dettaglio per studiare quanto incida la produzione di mele sulle risorse naturali, in termini di acqua impiegata, energia utilizzata e gas serra emessi.

Nello studio condotto da Life Cycle Engineering Research & Consulting, la metodologia di base del progetto è stata quella del Life Cycle Assessment (LCA): l’analisi dell’intero ciclo di vita del prodotto a partire dall’impianto del frutteto fino alla distribuzione del prodotto, evidenziando gli aspetti ambientali significativi nella filiera in esame attraverso precisi protocolli di calcolo tra cui il Carbon Footprint (che

rappresenta la quantità totale di gas ad effetto serra emessi direttamente e indirettamente dalle attività  antropiche lungo tutta la filiera e viene espresso in termini di unità di CO2 equivalente), il Water Footprint (che

misura il volume di acqua utilizzata, realmente mediante l’irrigazione o virtualmente a causa dell’evapotraspirazione, ed inquinata) e l’Ecological Footprint (la misura della superficie terrestre biologicamente produttiva necessaria per rigenerare le risorse consumate e per assorbire i rifiuti prodotti).

Alla base del progetto, la prima considerazione generale che balza all’occhio è che tra tutta la frutta consigliata nella piramide del consumo alimentare, le mele sono il frutto con il più basso indice di CO2 emessa per chilo prodotto (circa 600 grammi al chilo in media). I dati diventano ancora piú interessanti quando si analizzano le mele Val Venosta: in media, per la produzione, il confezionamento e la distribuzione di un chilo di mele Val Venosta vengono emessi circa 250 grammi di CO2, dato di gran lunga inferiore se confrontato con quello dell’impatto ambientale medio delle più comuni categorie di alimenti, tra cui appunto la frutta, gli ortaggi (665 grammi di CO2 per chilo) o addirittura la carne bovina, che genera cifre esorbitanti nell’ordine di 26.000 grammi di CO2 per ogni chilo prodotto)

Altro punto sensibile, che incide notevolmente sulle emissioni, è il trasporto: comparando un chilo di mele Val Venosta con un chilo di mele importato da Oltreoceano, emerge che la CO2 emessa è superiore per le mele importate. Per questo è fondamentale una corretta educazione del consumatore che deve scegliere consapevolmente: l’italianità delle mele Val Venosta non è importante solamente per l’elevato standard qualitativo che garantisce ma anche per il minor impatto ambientale che assicura. In Val Venosta, la dedizione e la cura nella coltivazione delle mele va di pari passo con l’amore per l’ambiente.

Il contributo di VI.P al mantenimento di una natura incontaminata, uno dei cardini della filosofia del marchio altoatesino, traspare sempre di più dall’adozione di fonti energetiche pulite e rinnovabili: tutte e 7 le cooperative della Val Venosta si sono dotate di un impianto fotovoltaico che attualmente aiuta loro a risparmiare circa il 20% dell’energia impiegata per lo stoccaggio delle mele.

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