ALLUVIONE IN ROMAGNA, SCOZZOLI: “SERVIRANNO 5 ANNI PER RIPRISTINARE I TERRENI”

Condividi

Serviranno almeno cinque anni per un completo ripristino dei terreni agricoli alluvionati in Romagna. Lo sostiene Roberto Scozzoli, Direttore Apimai di Ravenna, che ha eseguito 290 perizie, per un totale di quasi 6.000 ettari di terreno, dopo le due alluvioni avvenute in Emilia-Romagna e ha analizzato i gravi danni avvenuti nei terreni agricoli produttivi. Purtroppo, sia nei campi alluvionati che in quelli dove l’acqua ha ristagnato per giorni, si è notato scarsa ossigenazione, disgregazione della struttura e perdita di azoto, fosforo e potassio, fondamentali per la buona salute del terreno. Per ciò che riguarda proposte e consigli è fondamentale, in pianura, la pulizia ed il ripristino delle reti scolanti aziendali e consortili rivedendo i livelli di scolo perché, durante l’alluvione, si è ben notato che i livelli di scolo aziendali sono stati fatti senza seguire regole precise portando a scaricare l’acqua nei campi vicini, al posto che nei canali predisposti.

Roberto Scozzoli

Alla luce delle recenti alluvioni che hanno colpito non solo Bologna ma, a partire dal 2023, anche diverse aree geografiche italiane, si sono riaccese numerose polemiche sulle cause che hanno provocato queste tragedie. A tal proposito l’Accademia Nazionale di Agricoltura (ANA), che da anni si batte per la lotta al dissesto idrogeologico e la corretta gestione dei boschi montani, ha deciso di interpellare i suoi accademici, esperti nazionali nei loro campi di riferimento, per affrontare il tema alluvioni in modo scientifico e non propagandistico.

Quasi 80 mila ettari colpiti dalle alluvioni

Il Prof. Guglielmo Costa, già Ordinario di Frutticoltura, Università di Bologna ha studiato che i danni dell’alluvione del 2023 in Emilia-Romagna, quella di cui ora abbiamo i dati, hanno colpito il settore della frutticoltura, dell’orticoltura e le aziende estensive interessando quasi 80.000 ettari (22mila di superficie orticola, circa il 30% della regione e 56mila di superficie frutticola, il 50% della regione). A seconda delle aziende, l’acqua si era mantenuta da 1 settimana sino a 20 giorni, ovvero tempi molto diversi che necessitano di soluzioni d’intervento differenti, e il pesco è stata le specie più danneggiata, soffrendo molto le situazioni di prolungata immersione e di ristagno idrico. La differenza tra l’alluvione del 2023 e quella del 2024 è che la prima avvenne in maggio, cioè in un periodo dove le piante sono in piena vegetazione e in alcuni casi hanno di fatto reagito superando le ferite che erano loro state inferte, mentre il recentissimo evento alluvionale è avvenuto in ottobre avanzato, dove le piante entrano in riposo vegetativo e i loro apparati radicali si vengono a trovare in una situazione di ristagno idrico molto pericoloso. A livello scientifico per la frutticoltura è necessario studiare rimedi e lo si può fare solo tramite la ricerca, che però impiega tempo, per creare una casistica alla quale rifarsi per i prossimi eventi ambientali e dare così risposte agli agricoltori, lasciati soli a decidere autonomamente quali soluzioni seguire.

Guglielmo Costa

Negli eventi dell’ultimo anno – dice ANA – oltre alle città gravemente danneggiate, numerose frane sono avvenute nei terreni collinari e gli allagamenti hanno colpito enormi distese di terreni agricoli, aumentando le preoccupazioni degli agricoltori, ormai soggetti sia alla siccità che alle alluvioni, con rilevantissime perdite di produzioni. Per spiegare tali fenomeni vengono spesso utilizzati termini tipo “cambiamenti climatici” ed “eventi eccezionali” ma, in realtà, il clima non cambia, bensì varia nel tempo regolato dai cicli terrestri. Oggi, come già avvenuto nei milioni di anni precedenti, le temperature stanno aumentando e non si è in grado di prevederne i picchi temporali, ma tale incremento, concatenato all’effetto serra e al riscaldamento di aria e oceani, sta modificando il regime delle piogge. Questo porta, dunque, al ripetersi di fenomeni già successi, anche in tempi abbastanza recenti, che allora non devono essere considerati eccezionali: le inondazioni del 1917 in Lombardia e del 1939 che colpirono molte zone della Romagna, l’alluvione del 1951 causata dalle acque del fiume Po che interessò i due terzi della provincia di Rovigo e quella di Firenze nel 1966 per la tracimazione dell’Arno. (red.)

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE