Dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni negli Stati Uniti contro la “dem” Kamala Harris, l’Italia si interroga su come potrà essere il futuro dell’agroalimentare Made in Italy negli USA. Già perché il nuovo presidente degli Stati Uniti sembra pronto a imporre nuovi dazi ai prodotti europei.
«L’Europa dovrà pagare un prezzo molto più grande», ha detto il neo presidente repubblicano, in uno degli ultimi comizi in Pennsylviana, dove ha annunciato il cosiddetto “Trump reciprocal trade act”, per imporre tariffe di almeno il 10% su tutti i prodotti importati negli Stati Uniti. Secondo l’ex presidente Usa, come ricorda Loredana Sottile sul Gambero Rosso, gli alleati europei avrebbero una grande colpa: «Non comprano le nostre auto. Non prendono i nostri prodotti agricoli. Vendono milioni e milioni di auto negli Stati Uniti». Da qui l’idea di applicare nuove tariffe all’ingresso. Tariffe che potrebbero aggiungersi a quelle sospese da Biden nel 2021, ma che continuano a pendere, come una spada di Damocle, sull’agroalimentare del Vecchio Continente
Produttori ed esportatori ricordano ancora quegli anni (2019-2021), come quelli di caroselli, black list e consultazioni Ustr (Rappresentanza Usa per il commercio). Ad essere colpiti, sottolinea ancora il Gambero Rosso, erano stati diversi prodotti europei. In particolare, l’Italia aveva visto finire nel mirino formaggi (dal Parmigiano Reggiano al Grana padano), salumi e liquori. Il vino, più volte inserito nella lista nera, era riuscito a scamparla, al contrario di quello dei competitor francesi, tedeschi e spagnoli. Per quanto riguarda l’ortofrutta, l’Italia esporta, tra fresco e trasformato circa 100 milioni di euro, mentre importa tra frutta secca e in guscio circa 390 milioni.
Ma da dove vengono i dazi e quanto sono costati all’Europa? Era il 2019, quando entravano in vigore le tariffe aggiuntive del 25% sui prodotti agroalimentari europei nell’ambito del contenzioso tra l’americana Boeing e l’europea Airbus (consorzio aerospaziale formato da Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, senza l’Italia).
Così tra dazi e contro-dazi (anche l’Europa ha successivamente imposto i suoi su tabacco, patate e grano statunitensi), il bilancio è stato abbastanza impattante per il Vecchio Continente: 400 milioni di euro solo nel 2020, sulla base dei dati diffusi dalla Commissione Ue. Per quanto riguarda l’Italia, si parla di un crollo del 40% dell’export Made in Italy agroalimentare verso gli USA.
La sospensione dei dazi, che fece tirare un sospiro di sollievo ai produttori italiani, avvenne nel 2021, subito dopo l’elezione del presidente Joe Biden. Una “pace” concordata di cinque anni, che adesso però potrebbe essere interrotta dal ritorno del tycoon alla presidenza degli States. Non aver avviato una risoluzione in questi anni di standby, potrebbe adesso rivelarsi un errore fatale per la Commissione UE, dal momento che il nuovo presidente statunitense potrà decidere di tornare ad applicare i dazi.