La cimice asiatica colpisce ancora, e a farne le spese in Veneto sono le pere. Quantità buona, quest’anno, per i produttori, che si trovano principalmente a Verona e Rovigo, e in maniera più marginale a Padova e Venezia, ma è la qualità ad essere compromessa a causa delle punture dell’insetto, con il risultato che gran parte del raccolto è destinato ad essere trasformato dall’industria in marmellate e succhi.
“Dispiace per la produzione di pere, perché quest’anno è andata bene dal punto di vista quantitativo, perché la merce c’era in quasi tutte le varietà – sottolinea Francesca Aldegheri, presidente del settore frutticolo di Confagricoltura Veneto -. Purtroppo il problema della cimice asiatica vede un miglioramento per altri tipi di frutta, come le mele, ma per le pere no. Le reti, i trattamenti specifici e altri accorgimenti non sono serviti a molto, perché l’insetto aggredisce i frutteti, causando danni molto importanti. Il prodotto, di conseguenza, difficilmente riesce ad essere venduto come fresco, e viene dunque destinato all’industria. Il risultato è una perdita economica, perché i prezzi spuntati sono molto bassi. E quest’anno il mercato non è stato ingeneroso, perché il prodotto fresco è stato remunerato bene. Peccato che pochi siano riusciti ad avere frutti perfetti per la commercializzazione nei negozi di ortofrutta e nei supermercati”.
Continua il calo delle superfici: -11,9% in un anno
Il risultato è che la coltivazione del frutto diventa sempre meno appetibile, come dimostrano i dati di Veneto Agricoltura. Anche nel 2023 continua la discesa delle superfici, con 1.820 ettari totali e la perdita dell’11,9% rispetto all’anno precedente. Verona mantiene il primato della produzione con 970 ettari e il 54% degli impianti, pur registrando un calo del 10,6%. Segue Rovigo che soffre ancora di più con un decremento del 16,8 per cento e 485 ettari rimasti. Emorragia ancora più consistente a Padova (220 ettari, – 17,9%) e Venezia (75 ettari, -21,1%).
Il ministero dell’Agricoltura, nel tentativo di salvare una coltivazione storica per l’Italia, ha approvato un decreto per il sostegno della pera, coinvolta in una grave crisi produttiva causata anche da eventi climatici come siccità, alluvioni e gelate. Agli aiuti potranno accedere le imprese agricole che abbiano registrato nel 2024 un decremento superiore al 30 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno 2022. “Ben vengano gli aiuti al settore, ma i valori assegnati potrebbero non essere sufficienti per sostenere il mantenimento di una coltivazione sempre più difficoltosa da portare avanti – chiarisce Aldegheri -. In Emilia Romagna stanno estirpando alla grande, anche a causa dei problemi aggiunti della maculatura bruna e dell’alternaria, ma pure nel nostro areale le superfici coltivate a pero sono in costante calo, perché è diventato difficile salvaguardare il prodotto. E siccome da anni non si riesce a fare reddito, tra cimice, gelate e siccità, tanti decidono di chiudere con i frutteti e cambiare coltura”.