BANCO ALIMENTARE: OLTRE 600 TONNELLATE DONATE DAL COMPARTO ORTOFRUTTA

Condividi

Il settore agricolo dona il 34% delle eccedenze prodotte nell’intero comparto, con il 18% delle imprese che sceglie di valorizzare le proprie eccedenze alimentari salvandole dallo spreco con la pratica della donazione. Le eccedenze donate in un anno dalle imprese agricole italiane sono 218.937 tonnellate: i produttori di ortaggi sono i più virtuosi per diffusione della donazione (30% delle imprese) e per quantità donate, mentre le imprese che producono e processano frutti oleosi (come le olive) sono la seconda categoria  per diffusione della donazione (23% delle imprese); il 20% dei produttori di frutta effettua donazioni delle proprie eccedenze e sia le imprese produttrici di cereali sia gli allevatori ricorrono alla donazione con una frequenza dell’11%. Questi sono alcuni degli aspetti emersi nell’indagine promossa da Fondazione Banco Alimentare e realizzata dal Food Sustainability Lab della School of Management del Politecnico di Milano, e da Fondazione per la Sussidiarietà, che ha elaborato un’analisi in cui vengono rilevati: i fattori che determinano la scelta di donare, le caratteristiche delle imprese donatrici e degli enti che raccolgono le donazioni.

L’impegno di Banco Alimentare

La ricerca è stata presentata oggi a Roma in occasione del convegno annuale The Reunion di Fondazione Banco Alimentare alla presenza dell’On. Francesco Lollobrigida – Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, dell’On. Maria Chiara Gadda – Vicepresidente 13a Commissione Agricoltura, Ettore Prandini – Presidente Coldiretti, Annamaria Barrile – Direttore Generale Confagricoltura, oltre a Paolo Cappuccio – Ricerca e Sviluppo, responsabile attuazione Programmi Operativi del Gruppo SanLidanoe Davide Vernocchi -Presidente di Apo Conerpo. Banco Alimentare è impegnato quotidianamente a intercettare cibo ancora buono perché non vada sprecato, costruendo relazioni con i soggetti della filiera agroalimentare da un lato e quelli istituzionali dall’altro. In tutta Italia sono 7.600 le organizzazioni partner territoriali convenzionate con Banco Alimentare (mense, centri di accoglienza, case-famiglia, etc.) che offrono aiuto alimentare a 1.800.000 persone in difficoltà. A loro Banco Alimentare ha fatto arrivare nel 2023 oltre 119.000 tonnellate di alimenti, in parte salvate dallo spreco, in parte derivate da programmi nazionale ed Europeo di aiuto alimentare, per la distribuzione gratuita agli indigenti.

Furgone di Banco Alimentare

“Lavoriamo quotidianamente per offrire alle persone in difficoltà un paniere di beni nutrizionalmente bilanciato che possa comprendere generi alimentari come frutta e verdura, fondamentali per una dieta sana, ma sempre molto difficili da recuperare. Con questa ricerca abbiamo l’opportunità di approfondire in quale fase si generano le eccedenze nel comparto agricolo e, in questa particolare occasione, desideriamo fare un appello alla responsabilità sociale delle imprese e alle istituzioni per incentivare e favorire le donazioni a scopo sociale”ha commentato Giovanni Bruno, presidente di Fondazione Banco Alimentare.

I risultati dell’indagine

Con i dati raccolti sono state effettuate stime del numero di donatori e della quantità di prodotti donati nella popolazione di riferimento, ovvero tutte le imprese italiane dell’agricoltura attive nelle categorie di prodotti per il consumo umano (escluso il vino) e con forma giuridica società di capitali, cooperative o consorzi. Le eccedenze alimentari ancora buone possono essere donate a scopo sociale, oppure essere destinate ad altre forme di riuso per il consumo umano o all’alimentazione animale. La stima della quantità totale delle eccedenze valorizzate nel comparto dell’agricoltura italiana, comprensive di donazioni altre forme di riuso, è pari a 637.730 tonnellate in un anno, ovvero il 1,2% della produzione totale del settore agricolo italiano. Di queste eccedenze 218.937 (34%) sono donate a scopo sociale,prassi ancora relativamente poco diffusa (dona il 18% delle aziende) e 418.793 (66%) valorizzate con altre forme di riuso. È a tali pratiche che deve guardare chi si interroga sulle modalità per ridurre ulteriormente lo spreco alimentare. La parte di eccedenze che non viene donata o riusata per il consumo umano è definita spreco alimentare. I materiali e i prodotti che ne fanno parte possono comunque essere ancora valorizzati per fini ambientali, attraverso pratiche di riciclo o di recupero di energia e materiali, insieme a scarti e residui non riusati, inclusi i sottoprodotti non edibili separati dai prodotti alimentari.

“Le aziende agricole italiane hanno un ruolo importante nel miglioramento dell’accesso al cibo da parte delle persone indigenti, anche in termini nutrizionali. La nostra stima delle donazioni a livello nazionale indica in circa 219.000 tonnellate la quantità di prodotti donati dagli agricoltori italiani. Tuttavia, la nostra ricerca mette in evidenza che alcune specifiche barriere frenano la partecipazione degli agricoltori e dei loro partner non-profit alla pratica della donazione e del recupero. Oltre alla intrinseca deperibilità e stagionalità di molte produzioni, sfide a cui trovare risposta sono i costi e tempi significativi per la raccolta e l’avvio alla donazione e la presenza di opzioni alternative per la valorizzazione delle eccedenze e dei residui. Per sbloccare il potenziale di donazione ancora inespresso nell’agricoltura italiana potrebbero essere decisivi interventi quali la semplificazione delle politiche che favoriscono tale pratica, la sensibilizzazione degli agricoltori circa la diffusa e pronta capacità di recupero delle organizzazioni non-profit, il sostegno alla sperimentazione di modelli innovativi e collaborativi per il recupero delle eccedenze in agricoltura” – ha precisato Paola Garrone, Professoressa di Business and Industrial Economics e Responsabile Scientifico del Food Sustainability Lab della School of Management del Politecnico di Milano.

Dalla ricerca è emerso che la misurazione e il monitoraggio delle eccedenze alimentari sono driver strategici per le imprese, una condizione necessaria per qualsiasi azione di prevenzione dello spreco alimentare. Tuttavia, i processi di misurazione delle eccedenze presentano ancora scarsa diffusione tra le imprese agricole italiane, ma anche quando sono presenti sembra mancare una strutturazione del processo. In circa metà delle imprese del campione (49%) la responsabilità è assegnata ad una figura designata. La donazione a scopo sociale sembra “trascinare” le strategie di prevenzione dello spreco “circolari”, maggiormente orientate alla sostenibilità ambientale; le imprese donatrici sono le più attive nelle altre forme di riuso delle eccedenze per fini di alimentazione e nel riciclo e recupero di eccedenze non valorizzate, residui e scarti.

Il ruolo del settore ortofrutticolo nella lotta allo spreco alimentare

Analisi statistiche sui dati «donazioni di aziende agricole»

L’analisi statisticarealizzata dalla Fondazione per la Sussidiarietà sulla base dei dati raccolti dal Politecnico ha approfondito l’identikit delle imprese donatrici, delle caratteristiche legate alla donazione e alla scelta dell’ente a cui donare. “Dalla nostra analisi emerge che la propensione a donare è legata a una certa concezione del ruolo dell’impresa” ha sostenuto Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà. “Nel complesso, donano di più le imprese strutturate, che hanno attività di trasformazione e sono già organizzate in termini di sostenibilità e di misurazione delle eccedenze. Donare non è quindi la conseguenza di una gestione inefficiente che genera sprechi, ma una scelta consapevole e perseguita in modo strutturale. Le cooperative di consumo e i consorzi donano tre volte tanto le altre imprese; le aziende che donano posseggono una certificazione di qualità e una certificazione di sostenibilità nella misura di una volta e mezza rispetto alle altre imprese, e hanno al loro interno un responsabile delle eccedenze nella misura di tre volte e mezzo in più. Rispetto agli altri enti che raccolgono eccedenze, il Banco Alimentare riceve leggermente di più (1,1 vote). Inoltre, le aziende più grandi e dotate di certificazione di qualità (certificazione Gap) scelgono il Banco Alimentare in misura nettamente più elevata degli altri enti (17 e 6 volte rispettivamente). Questo pare legato alla sua diffusione territoriale e alla sua regia centrale” – ha conclusoGiorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà.

Il ruolo dell’agricoltura nel contrasto allo spreco

Importanti sfide attendono le imprese agricole italiane e i loro stakeholders, incluse le organizzazioni coinvolte nel recupero delle eccedenze, in vista degli obiettivi 2030 da perseguire anche attraverso un proficuo e costante dialogo tra tutti i soggetti coinvolti.
“Questa ricerca rappresenta una preziosa occasione per consolidare il lavoro già avviato e favorire un confronto costruttivo, mirato a rafforzare una strategia condivisa contro gli sprechi alimentari. I risultati evidenziano un ruolo importante delle aziende agricole nella lotta a questo fenomeno. Ringrazio gli enti del Terzo Settore, le imprese e il mondo della ricerca, il cui impegno e le cui iniziative sono essenziali per creare sinergie efficaci e innovative. Il Governo Meloni sta investendo in modo significativo per promuovere l’efficientamento dei processi produttivi e logistici lungo tutta la filiera, con l’obiettivo di tutelare le produzioni e limitare gli sprechi. Sebbene ci sia ancora molto da fare sono fiducioso che il Sistema Italia possa continuare a giocare un ruolo fondamentale nel migliorare la gestione delle eccedenze alimentari” – ha dichiarato al termine dei lavori il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, On. Francesco Lollobrigida.

“La legge 166 antispreco non a caso prevede il recupero delle eccedenze in tutti i punti della filiera, e non soltanto dalla GDO, a differenza di altri Paesi comunitari. L’agricoltura e la pesca sono settori produttivi che per natura declinano la caratteristica della multifunzionalità, intesa come capacità di coniugare gli impatti economici, ambientali, e sociali nella relazione con il territorio. L’invenduto è spesso causato dagli effetti dei cambiamenti climatici, dai rapporti commerciali all’interno della filiera o addirittura da cause di tipo geopolitico, e la donazione per solidarietà sociale diventa una opportunità per ridare valore ad alimenti dal prezioso valore nutrizionale. Il settore primario può fare molto anche sul fronte della prevenzione degli sprechi attraverso iniziative di sensibilizzazione con i cittadini e l’uso efficace di tecnologia e innovazione. In una ottica di economia circolare, quanto non può essere donato per il consumo umano può trovare positiva destinazione anche nella mangimistica o nella valorizzazione energetica. Insomma, il settore primario è il primo anello di una catena che produce valore e nuove opportunità” – ha commentato l’On. Maria Chiara Gadda, vicepresidente della Commissione Agricoltura e prima firmataria della Legge 166/16 antispreco. 

“Premesso che lo spirito di solidarietà è da sempre uno dei tratti distintivi del mondo contadino, l’esperienza della raccolta delle eccedenze evidenzia come l’agricoltura stia acquisendo un peso sempre maggiore nelle esperienze di sostegno delle persone in difficoltà che può e deve essere sostenuto da misure e norme adeguate – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – Basti pensare a quanto accade nei mercati di Campagna Amica, dove a fine giornata i produttori donano le eccedenze alle associazioni di assistenza. Con l’esperienza della Spesa sospesa abbiamo inoltre raccolto oltre 10 milioni di chili di prodotti di eccellenza da destinare alle famiglie bisognose. Ma grazie alle opportunità offerte dalla legge di orientamento l’agricoltura italiana sta diventando protagonista di un nuovo modello di welfare, capace di garantire servizi ed esperienze di assistenza in aree che spesso ne sono prive, con un ruolo sempre più importante all’interno delle comunità”.

“La ricerca e l’innovazione rappresentano la chiave di volta per individuare soluzioni che riducano le perdite in campo e lo spreco alimentare. L’Agricoltura 4.0 e le nuove tecniche genomiche, ad esempio, contrastano le problematiche fitosanitarie, rendendo più resilienti le colture. Le ultime tecnologie, poi, ottimizzano il packaging e la trasformazione, aumentando il ciclo di vita dei prodotti. Mai come oggi serve un’inversione di tendenza, attraverso il coinvolgimento di tutti – istituzioni, associazioni, imprese e cittadini – per porre rimedio a questa piaga sociale che ha un costo sia economico che ambientale. Confagricoltura è in prima linea anche con progetti di sensibilizzazione, formazione e di educazione alimentare. L’ottima collaborazione con Banco Alimentare va proprio in questa direzione” – ha affermato Annamaria Barrile, direttore generale di Confagricoltura.

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE