La maxi truffa del biologico dell’altra settimana (leggi news) ha causato una serie di ripercussioni sul mercato, sia italiano sia (e soprattutto) estero. A testimoniarlo è Dietmar Franzelin, direttore commerciale di Bio Sudtirol di Lana (Bolzano), cooperativa fondata nel 1990 e attualmente con 187 produttori associati, specializzata nel biologico e facente parte del consorzio altoatesino Vog.
“Subito dopo la diffusione delle notizie riguardanti lo scandalo”, afferma Franzelin (nella foto), “in poco più di mezza giornata abbiamo ricevuto molte e insistite richieste di informazioni da parte di diversi clienti che volevano capire cosa era successo pretendendo, come logico garanzie. Alcuni giorni dopo la vicenda, il venerdì (venerdì 9 dicembre, ndr), alcune catene distributive tedesche per precauzione hanno ritirato dagli scaffali i nostri prodotti, sebbene non c’entrassero nulla con la vicenda. Abbiamo avuto un rilevante danno d’immagine immediato, così come per le vendite: abbiamo registrato almeno una perdita di cinque bilici di merce, invenduti”.
“Solo quando si è compreso che il problema era circoscritto al settore del grano e delle farine – aggiunge il manager di Bio Sudtirol – gli ordini sono lentamente ripartiti. Da martedì scorso la situazione è migliorata, anche se in ora ci sono stati alcuni problemi con il mercato francese”. “Su questa truffa ahimè in Germania – continua Franzelin – i commenti negativi su blog e organi di informazione si sprecano. Una vicenda che rischia di affossare l’immagine del settore biologico italiano all’estero (ma non solo). Ora serve fare chiarezza, punire in maniera esemplare i colpevoli, riformulare le regole creandone di più rigide ed effettuare monitoraggi ancora più accurati. Il ministero deve difendere le migliaia di aziende sane, oneste e capaci, come la nostra, che rischiano di venire fortemente penalizzate a causa di due o tre pecore nere”.
Emanuele Zanini
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