CAMBIAMENTI CLIMATICI SEMPRE PIÙ IMPATTANTI SUL FINOCCHIO. CREA: AUMENTARE LA RESILIENZA DELLE COLTURE

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Durante il convegno “La filiera italiana del finocchio: innovare per valorizzare” tenutosi l’11 luglio 2024 a Napoli recentemente promosso e organizzato da Vegetables by Bayer, la divisione sementi orticole di Bayer Crop Science presso lo Starhotel Terminus di Napoli. Barbara Parisse (nella foto sopra il suo intervento) coordinatrice dell’Osservatorio di Agro-Meteo-Climatologia (https://agrometeo.crea.gov.it/) del CREA Agricoltura e Ambiente, ha presentato un’analisi dei principali cambiamenti climatici in atto in Italia, evidenziando i fenomeni agrometeorologici di maggiore impatto sulle attività agricole, in particolare sulla produzione del finocchio, di cui il nostro Paese è leader mondiale.

Durante il suo ciclo di sviluppo, la coltura è infatti esposta a vari stress abiotici, come caldo estremo, ondate di calore, escursioni termiche anomale, gelate, piogge estreme e/o persistenti, siccità o eccesso di disponibilità idrica e salinizzazione.

L’impatto di questi stress assume un peso diverso a seconda della fase fenologica nella quale si verificano, che dipende dal ciclo di sviluppo delle varietà selezionate, in prevalenza autunno-vernino nel Sud Italia e primaverile-estivo nel Centro.

Le temperature ottimali di accrescimento del finocchio oscillano tra i 18 ed i 25 °C ed è noto che temperature molto superiori alla norma riducano la durata dei cicli colturali anticipando le produzioni. La coltura predilige i climi tipicamente mediterranei non eccessivamente aridi e non soggetti a forti e ripetute gelate; già a una temperatura di 4-5 °C si arresta lo sviluppo e compaiono i primi danni, mentre l’esposizione prolungata a temperature prossime allo 0 °C causa danni irreversibili al grumolo.

Le coltivazioni più diffuse di solito, sottolineano dal CREA, sono dislocate in ambienti di pianura, prossimi al mare e con terreni di medio impasto non soggetti a ristagno idrico, benché la coltura sia molto vulnerabile alla salinità.

Grazie alle attività di monitoraggio, svolte nell’ambito dell’Osservatorio, si evidenzia come l’annata agraria da novembre 2022 a ottobre 2023 sia stata caratterizzata da temperature minime e massime (mediate su tutto il periodo) estremamente più calde della norma, superandola almeno di 0.5 °C, fino a 2 °C, negli areali attualmente vocati alla coltura del finocchio.

È da notare che negli ultimi vent’anni, temperature superiori alla soglia critica di 35 °C (che possono danneggiare le colture e comprometterne le funzioni fisiologiche) sono state ripetutamente raggiunte nel pieno della stagione vegetativa primaverile-estiva (nel 2022 già a partire da giugno). Questo risultato desta ancora maggiore preoccupazione se si considera che è riferito a grandi aggregati territoriali.


Nelle aree di produzione del finocchio, concentrate soprattutto al Sud, anche l’andamento delle precipitazioni ha presentato forti anomalie nel corso degli ultimi venti anni, sia con notevoli eccessi idrici (nel 2009 – in blu e nel 2023- in rosso), sia con rilevanti deficit (nel 2017- in arancione), spesso associati a richieste evapotraspirative elevatissime favorite dalle eccezionali condizioni termiche (come evidenzia la figura 2 per il primo trimestre dell’annata agraria 2023/2024 – in viola). Tra i fenomeni più recenti, sono senza dubbio da ricordare il caso del 2017 per la disponibilità idrica ai minimi storici, con precipitazioni cumulate costantemente sotto il 10° percentile climatico (limite inferiore dell’area in grigio) a partire già da maggio, con conseguente aumento dei fabbisogni irrigui e quindi notevole aumento dei costi di gestione. Al contrario le abbondanti piogge di maggio 2023, che hanno superato il 90° percentile climatico (limite superiore dell’area in grigio), hanno causato ristagni d’acqua nei campi, esponendo le colture al rischio di marciumi radicali e ritardando le nuove semine a causa dell’impraticabilità dei terreni.


Le analisi hanno anche evidenziato come ad una variazione della distribuzione delle precipitazioni si associ un aumento crescente del volume di precipitazioni estreme, come verificato dallo studio sulla gestione del rischio meteorologico in agricoltura condotto per la regione Campania. Nella figura 3a, in blu, sono mostrate le aree con un trend crescente di precipitazioni estreme, mentre in figura 3b sono evidenziati i tassi di crescita delle precipitazioni estreme (mm/anno), che superano i +3 mm/anno su buona parte del territorio.


Alla luce di quest’analisi è evidente l’importanza di adottare strategie di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici aumentando la resilienza delle colture. A tal fine, tra le pratiche agronomiche più importanti per il finocchio si citano l’impiego di varietà più tolleranti agli stress e di tecniche utili per la gestione ottimale della risorsa idrica quali irrigazione a goccia, pacciamatura, utilizzo di coperture, lavorazioni del terreno a letti rialzati (per limitare i ristagni e i conseguenti marciumi).

Osservazioni importanti quelli dell’Osservatorio di Agro-Meteo-Climatologia Istituito nel 2021 presso il Centro di ricerca Agricoltura e Ambiente del CREA e dedicato ad attività di monitoraggio agro-meteo-climatico e fenologico, basate principalmente sulla gestione di banche dati e di reti di rilevamento, e sulla produzione di analisi e previsioni agro-meteorologiche utili nella gestione degli ecosistemi agrari. Infatti, la stretta relazione tra agricoltura e condizioni meteo-climatiche determina la necessità di strumenti conoscitivi strategici per migliorare la competitività e la sostenibilità dei sistemi agricoli ad esempio nella gestione delle risorse naturali (acqua e suolo), nella difesa fitosanitaria, nella gestione del rischio di eventi estremi calamitosi ecc…

L’analisi dei dati climatici evidenzia che gli eventi meteorologici mettono a rischio l’attività agricola sempre più frequentemente e, in questo ambito, con il supporto dell’agrometeorologia è possibile aumentare la resilienza dei sistemi agricoli ai cambiamenti climatici attraverso la valutazione dei cambiamenti nei calendari fenologici delle colture, il monitoraggio della siccità in agricoltura, l’analisi della frequenza di eventi meteo estremi, le previsioni a breve termine di condizioni di stress per le colture e/o il bestiame, la valutazione dei potenziali impatti su produzioni, strutture e infrastrutture.

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