ALLUVIONI, CIA ROMAGNA: DANNI PER 912 MILIONI MA LE RISORSE NE COPRONO SOLO UN TERZO

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Cia Romagna si è riunita in assemblea per illustrare la complessità dei meccanismi tortuosi per accedere ai vari provvedimenti previsti fino ad ora per chiedere i ristori per alluvioni e frane del 2023. Questa è stata l’occasione per presentare lo stato dell’arte, per quanto attiene a Cia Romagna, sulle domande di risarcimento danni: quante ne sono state fatte, a quanto ammontano, quante pagate al 50%, al 30% o non pagate. In generale, in Emilia-Romagna, i danni diretti stimati in agricoltura a causa di alluvioni e frane del 2023 ammontano a 912 milioni di Euro. Le risorse contemplate nei vari provvedimenti sono 336,5 milioni di euro. I numeri sono di per sé eloquenti.

Tanta la rabbia più che palpabile fra alcuni degli agricoltori presenti che chiedono attenzione subito sulla gestione dei fiumi (pulizia costante, superamento dei siti di interesse comunitario e delle zone speciali); lo stanziamento di maggiori aiuti, in quanto le risorse di cui sopra sono un terzo del fabbisogno per gestire solo questa prima fase e ritengono che siano, oltreché insufficienti, anche mal distribuiti.

Cia Romagna – insieme al livello regionale e nazionale – proseguirà a presidiare tutti i tavoli istituzionali per continuare a chiedere un cambiamento strutturale nella gestione del territorio alla luce della crisi climatica; per ribadire tematiche portate avanti da anni come la richiesta di un cambio di passo per la gestione dell’acqua (nel paradosso siccità-alluvione che anche in Romagna, ma in Italia tutta, viviamo); misure e interventi per le aree interne di collina e montagna per contenere lo spopolamento che ha effetti importanti su tutto il territorio fino a valle; recuperare un equilibrio fra uomo e fauna selvatica. Solo per ricordare alcune delle questioni aperte. “Occorre avere la consapevolezza che si tratta di tematiche che vanno oltre i confini regionali e nazionali e che ognuno da solo non può farcela. Cia Romagna chiede di più – specifica il presidente Danilo Misirocchi –  oltre alla pulizia dei fiumi, a una diversa gestione di istrici e nutrie, serve una legge speciale perché una situazione straordinaria come quella che stiamo vivendo non può essere affrontata con metodi ordinari”.

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