NEL VERONESE PER LA FRUTTA È UNA DEBACLE: IN 10 ANNI PERSI MIGLIAIA DI ETTARI. I DATI

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Coldiretti Verona scatta virtualmente una fotografia dall’alto per misurare le superfici veronesi dedicate alle colture negli ultimi dieci anni e capire così il presente, ma soprattutto per tracciare lo scenario futuro dell’agricoltura scaligera.

“Non è una novità che in generale le produzioni della nostra provincia stiano soffrendo una situazione piuttosto preoccupante e che di conseguenza gli ettari dedicati al primario si restringano – il commento del presidente di Coldiretti Verona, Alex Vantini – ma ripercorrere l’andamento colturale ci permette anche di intraprendere azioni per rilanciare un comparto che nel recente passato sul nostro territorio ha raggiunto livelli altissimi di eccellenza”.

Nonostante la contingenza di stallo o, in alcuni casi, di calo significativo la leadership della provincia scaligera nel quadro regionale e nazionale non viene minimamente scalfita. Secondo i dati rilasciati da Veneto Agricoltura e rielaborati da Coldiretti, la superficie destinata alla produzione delle mele, tra le poche colture che segnano un andamento positivo nella stagione 2024, nel 2023 rappresentava il 72% della SAU (superficie agricola utilizzata) veneta, quella coltivata sia a fragola che a pesca l’82%, meloni il 77%, kiwi e ciliegie rispettivamente il 76% e il 75%.

Eppure si parla di produzioni che hanno fatto registrare un costante segno negativo relativamente agli ettari dedicati: dal 2014 per le fragole si parla di -70% (da 900 Ha a 270 Ha), per le pesche di -60% (da 2902 Ha a 1166 Ha), per i meloni -28% (da 938 Ha a 673 Ha), per i kiwi -27,5% (da 2887 Ha a 2088 Ha), per le ciliegie -23,5% (1736 Ha a 1328 Ha) e per le mele -8% (da 4418 Ha a 4075 Ha).

Meno preoccupante la situazione delle orticole, altro settore per cui Verona ha numeri di tutto rispetto su base regionale: se si fa eccezione per il radicchio, la cui SAU è scesa del 35% negli ultimi dieci anni, per le altre colture gli ettari sembrano mantenere un assetto abbastanza stabile o addirittura ottimistico come nel caso della superficie a zucchine che è quasi raddoppiata passando da 520 Ha nel 2014 a 1035 nel 2023.

Lo scenario delle intensive mostra una certa stabilità nelle superfici a riso e mais, mentre si conferma il processo di decrescita del tabacco, oggi coltivato su 2160 ettari con un -48% di SAU rispetto al 2014 quando gli ettari erano 4206.

“Sono troppi i fattori da considerare di fronte a una fotografia così impietosa – continua Vantini – tra embargo russo, concorrenza sleale con paesi in cui i canoni relativi a utilizzo di fitofarmaci e al rispetto dei diritti umani non sono certo quelli italiani, cambiamenti climatici ormai ai limiti del tollerabile, fitopatie diffuse e sempre più difficili da contenere, costi di produzione in continua ascesa e manodopera irreperibile, c’è da chiedersi come l’agricoltura veronese possa mantenere i livelli di eccellenza che ancora oggi esprime”. “Credo che il punto sia proprio questo – conclude Vantini – ancora oggi migliaia di imprenditori credono nel proprio lavoro e garantiscono altissimi livelli di qualità sempre più imitati al mondo, basti pensare che il fenomeno dell’italian sounding non risparmia nemmeno l’ortofrutta, ma è fondamentale riconoscere questo valore in termini di redditività delle imprese”.

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