POMODORO, NEL MANTOVANO VOLUMI GIÙ DEL 25%, RESE IN CALO

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A campagna del pomodoro ormai inoltrata, le stime sulle rese in campo possono essere un po’ più precise e per Coldiretti Mantova rispetto al 2023 i volumi raccolti dovrebbero segnare una flessione del 25%, prevalentemente a causa del maltempo, che hanno causato dei ritardi nei trapianti.

“Lo scenario è migliorato rispetto alla prima fase di raccolta – commenta Fabio Perini, presidente di Coldiretti Castellucchio -. La qualità oggi in campo è decisamente buona, anche se le rese non possono essere paragonate al 2023. Dovremmo essere fra il 20% e il 30% in meno di media a parità di periodo, con punte talvolta superiori, dove si sono abbattuti eventi catastrofali, che in qualche caso hanno interamente distrutto i campi”.

Nel Nord Italia, stima Coldiretti Mantova sulla base dei dati dell’Oi Pomodoro da industria Nord Italia, sono oltre 41.000 gli ettari coltivati a pomodoro (il 9,7% biologica), in crescita dell’8% rispetto al 2023. Si tratta di un’estensione mai raggiunta negli ultimi 14 anni. Il punto più basso venne toccato nel 2013, con una superficie coltivata a pomodoro di poco inferiore ai 30.300 ettari, passata a quasi 40.000 nel 2015 e nel 2016.

La provincia di Mantova è la quarta per superficie nel Nord Italia (la prima in Lombardia), con quasi 3.900 ettari, alle spalle di Piacenza, Ferrara e Parma. Contenuta la superficie a biologico, compresa fra i 90 e i 100 ettari, che colloca la provincia virgiliana dietro a Ferrara (leader indiscussa con oltre 2.500 ettari in regime “organic”), Ravenna, Parma, Verona e Bologna.

I problemi contrattuali

La produzione di pomodoro storicamente si avvale di contratti di fornitura definiti ad inizio campagna, nei quali vengono definiti i prezzi e i parametri che gli agricoltori devono osservare per ottenere il riconoscimento economico stabilito.

Negli ultimi anni la definizione della griglia di prezzo – che prevede vincoli e penalità in caso di non raggiungimento dei requisiti, parametri molto spesso definiti complessi dai produttori – è stata raggiunta a trapianti in corso, fino al caso limite di quest’anno in cui nel Nord Italia non si è concretizzato l’accordo interprofessionale fra rappresentanze degli agricoltori e dell’industria di trasformazione, lasciando così spazio ad accordi privati, tendenzialmente meno vantaggiosi per i produttori.

“Dobbiamo ritrovare il dialogo all’interno della filiera e trovare un punto di equilibrio fra l’esigenza degli agricoltori e dell’industria di trasformazione, così da garantire una retribuzione equa, in grado di garantire anche al mondo agricolo pianificazione e opportunità di investimento in un settore che vede l’Italia fra i più importanti produttori a livello mondiale”, afferma Fabio Perini, presidente di Coldiretti Castellucchio e produttore di pomodoro.

I cambiamenti climatici

Quest’anno a incidere sul prezzo dei pomodori prodotti in Pianura Padana peseranno i problemi di carattere ambientale che hanno colpito nella prima fase della campagna, fra eccesso di pioggia, grandine e trombe d’aria, che hanno risparmiato altri areali di produzione, rendendo più complesso recuperare sul prezzo.

E la concorrenza cinese

L’effetto dumping delle produzioni cinesi, molto competitive sul versante dei costi di produzione e in ultima analisi anche sul prezzo di mercato, pur non fornendo garanzie in chiave di sicurezza alimentare e di tracciabilità, da tempo è un tema posto all’attenzione da Coldiretti. “Per arginare fenomeni di concorrenza sleale e possibili rischi in termini commerciali e di garanzia del prodotto – spiega Perini – la tracciabilità e l’indicazione di origine, oltre ai controlli alle frontiere di ingresso in Ue rappresentano una soluzione concreta, per la quale il nostro sindacato si batte da anni. Bisogna completare il percorso di etichettatura e lasciare al consumatore la libertà di scelta, valorizzando così il vero Made in Italy”.

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