SICCITA’, PIANO D’EMERGENZA IN PUGLIA: CAMPAGNA POMODORO A RISCHIO

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La giunta regionale pugliese ha approvato il “Piano di emergenza per il superamento della crisi idrica 2024/2025”, un documento predisposto dalla stessa Regione con Arif, Acquedotto pugliese e Acque del Sud per fronteggiare la scarsità d’acqua degli ultimi mesi, con la forte riduzione della disponibilità di numerosi invasi tra Puglia e Basilicata. In delibera si legge che “dall’analisi degli scenari idrologici nel secondo semestre 2024 si evince un deficit in particolare per gli invasi lucani (Monte Cotugno soprattutto, ma anche per il Pertusillo) e per le sorgenti campane (Sele e Calore), da cui viene prelevato circa il 70% del complessivo fabbisogno potabile pugliese, insieme a una situazione di emergenza già conclamata per il comparto irriguo che si approvvigiona da Ofanto e Fortore”.

Per quanto riguarda gli invasi “si evidenzia un significativo deficit idrico, in particolare a carico dell’invaso di Monte Cotugno, di Occhito sul fiume Fortore, del Locone e di Conza appartenenti allo schema Ofanto. In più i cambiamenti climatici in corso riducono le precipitazioni e mettono sotto stress le fonti vitali per l’approvvigionamento del potabile”.

“La siccità è diventata una vera e propria emergenza e sta mettendo in ginocchio l’agricoltura. Occorre un piano strategico per la gestione razionale di sorgenti, invasi e fabbisogni, ma anche per la programmazione di nuove infrastrutture e la manutenzione di quelle esistenti”: così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale di Unci AgroAlimentare.

“La crisi climatica – prosegue il dirigente dell’associazione di settore del mondo cooperativistico – ha già creato gravi difficoltà alle coltivazioni e alla zootecnia nelle regioni del centrosud, ma anche agli allevamenti ittici e alla pesca, in aree come la laguna di Orbetello in Toscana, aggravando l’impatto di problemi di altro genere”.

“A pesare, oltre alla scarsità delle precipitazioni e le alte temperature, è anche l’inadeguatezza delle reti idriche, che provoca perdite di quantitativi d’acqua che sfiorano il 50% delle risorse captate e immesse. Una situazione assolutamente inaccettabile, che richiede interventi rapidi e una politica di riorganizzazione e riqualificazione delle infrastrutture”.

Ma intanto sull’agricoltura incombe un totale collasso delle attività, soprattutto in alcune regioni (Sicilia, Puglia, Basilicata , ma anche Calabria e Sardegna), già colpite da un vistoso calo delle produzione, che per alcuni segmenti potrebbe raggiungere il 50-80% dei raccolti. Entro la metà del mese, infatti, si rischia di lasciare completamente a secco metà del Paese, con danni consistentissimi per il settore primario e con effetti a cascata sulla filiera industriale alimentare. Non lascia spazio a dubbi l’allarme lanciato dall’Anbi, l’associazione nazionale dei consorzi di bonifica e irrigazione, che riunisce 142 enti del Paese, che ha calcolato che per ferragosto non sarà più possibile irrigare i campi.

E se la crisi idrica quest’anno colpisce il Centrosud, soltanto qualche anno addietro, ad esempio nel 2022, ha flagellato le regioni del Nord Italia.

Si tratta quindi, prosegue UNCI, di una questione nazionale, che va affrontata con lucidità e risolutezza. D’altra parte, la difficoltà di approvvigionamento idrico interessa d’estate anche i centri urbani e le strutture acquedottistiche di acqua potabile, che soffrono degli stessi problemi, mettendo in crisi anche territori ricchi di sorgenti e compromettendo pure le attività turistiche.

Un nodo fondamentale per la vivibilità generale, per l’economia e per l’impatto ambientale che determina sul paesaggio sottoposto a desertificazione, che va affrontato necessariamente tenendo conto degli assetti idrogeologici e della gestione e cura dei territori, con l’agricoltura che svolge una importante funzione positiva, in questa direzione”.

“L’intervento delle istituzioni – conclude Scognamiglio – , in primis governo e regioni, non può che prevedere soluzioni a breve e lungo termine, per affrontare una vera e propria calamità, dalle misure per ridurre le conseguenze per l’agricoltura, ai lavori strutturali per la realizzazione di sistemi di irrigazione evoluti, anche con impianti per le energie rinnovabili, e di reti di distribuzione idrica civile, già previsti con i fondi del Pnrr, fino alle strutture per la canalizzazione e per il riutilizzo delle acque piovane nelle città, insieme ad una riprogrammazione urbanistica verde delle stesse”.

PUGLIA A UN BIVIO
In Puglia sono stati rilasciati ulteriori 14 milioni di metri cubi d’acqua dagli invasi foggiani in una settimana, ma ne restano solo 80,66 e la diga di Occhito si avvia ad esaurire entro un paio di settimane la poca acqua ancora realmente utilizzabile all’interno del bacino, per cui è stato di allerta grave per campi e stalle. A lanciare l’allarme è Coldiretti Puglia, che torna a chiedere lo stato di emergenza e la dichiarazione di stato di calamità, con gli invasi artificiali del foggiano che segnano rispettivamente Occhito 68,25 milioni di metri cubi d’acqua, Capaccio 2,46, Osento 1,2 e Capacciotti 8,75 milioni, secondo i dati dell’Osservatorio sulle risorse idriche di ANBI.

A rischio la campagna del pomodoro, appena avviata, con il prodotto in campo che ha bisogno di acqua per arrivare al termine del ciclo produttivo, ma sono a repentaglio anche i trapianti delle colture autunno vernine, ortaggi e verdura che vengono messe a dimora ad agosto per raccoglierli in inverno, perché senza acqua gli agricoltori non sono in condizione di avviare l’attività. In Salento la situazione è emergenziale da mesi, mentre in provincia

“Abbiamo richiesto lo stato di emergenza e la dichiarazione di calamità naturale per la siccità, con i quantitativi di acqua più che dimezzati rispetto allo scorso anno. Ma si deve andare anche oltre l’emergenza, perché a causa delle reti colabrodo va perso 1 litro di acqua su 2, uno spreco che non ci si può permettere, dall’efficientamento delle reti di adduzione e scolo al completamento impianti incompiuti, dalla manutenzione straordinaria degli impianti irrigui collettivi, pozzi compresi e delle reti di distribuzione di acqua potabile nelle aree rurali al rinnovo degli accordi con le Regioni Basilicata e Molise, dall’ampliamento e messa a regime di impianti idonei per una moderna distribuzione sull’area regionale alla questione annosa dei consorzi di bonifica commissariati”, ha detto Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia.

“Serve una stretta sulla gestione dell’acqua in Puglia, dove i campi e le stalle sono stretti nella morsa dell’emergenza siccità, a partire dalla mancanza delle manutenzioni ordinarie e straordinarie per cui comunque agli agricoltori vengono recapitate le cartelle pazze, ma lo stesso vale per le opere irrigue di cui molte sono incomplete, spesso in stato precario, con perdite non più sostenibili e anche gli invasi realizzati hanno necessità di essere riqualificati, ampliati e resi idonei per una moderna distribuzione sull’area regionale”, ha aggiunto Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia.

Per la siccità e le temperature ben al di sopra della norma sin dall’inverno ne hanno fatto già le spese le clementine che sono finite al macero, compromesse – ricorda Coldiretti Puglia – dalla mancanza di acqua che ne ha inibito l’accrescimento, ma anche la produzione di grano per fare pane e pasta risulta dimezzata per effetto della prolungata siccità che ha stretto tutta la regione in una morsa per mesi causando il taglio delle rese. La crisi idrica ha determinato un calo drastico di foraggio verde nei pascoli con l’aggravio dei costi – incalza Coldiretti Puglia – per l’acquisto di mangimi per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle, ma anche gli apicoltori hanno dovuto dire addio ad oltre 1 vasetto di miele su 2 con le api stremate senza cibo per le fioriture azzerate, con il 60% in meno di raccolta condizionata dal caldo e dalla siccità. Ma a preoccupare – continua Coldiretti Puglia – sono le previsioni della prossima campagna di raccolta delle olive, dove si stima un crollo del 50% rispetto all’anno scorso, con effetti altrettanto gravi sulla produzione di olio extravergine.

La Puglia, tra l’altro, ha il triste primato nazionale di essere la regione d’Italia dove piove meno, ma quando piove in maniera anche violenta, l’acqua non viene raccolta per la mancanza di invasi utili a conservarla, ma il fatto che la Puglia conviva da sempre con la siccità – conclude Coldiretti Puglia – con oltre il 57% del territorio a rischio desertificazione, impone di non sottovalutare e minimizzare il problema, piuttosto di correre ai ripari una volta per tutte sfruttando le risorse del PNRR anche per far fronte allo stato di emergenza cronica che la nostra regione sopporta, con costi enormi a carico di tutti i settori produttivi e della popolazione stessa.

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