Italia irrilevante o isolata in Europa? Distinguiamo la propaganda dalla realtà. Il No del governo italiano alla riconferma di Ursula von der Leyen alla guida dell’esecutivo UE va letto come un atto dovuto dopo che la baronessa tedesca, non contenta del sostegno dichiarato di Popolari, Socialisti e Liberali, aveva aperto anche ai Verdi pur di avere un margine rassicurante di voti (e non rischiare figuracce a causa dei franchi tiratori).
Dopo tutto quello che era successo alla fine della legislatura, con Bruxelles assediata dai trattori dei contadini europei (a partire dai tedeschi), e la Commissione costretta a rimangiarsi parte della PAC e a mettere in freezer il Green Deal, la mossa di chiedere l’aiuto dei Verdi da parte della Von der Leyen per la sua riconferma è stato un bel giro di valzer all’insegna dell’opportunismo politico. E non a caso i Verdi il giorno dopo hanno subito iniziato a criticare la neo-presidente.
Il mondo agricolo guarda alla nuova Commissione con un po’ di scetticismo e si chiede se l’attenzione e le concessioni promesse dopo la rivolta dei trattori erano una mossa tattica per uscire dall’impasse o una vera scelta strategica, una vera inversione di rotta.
Per questo va preso con beneficio d’inventario il programma di lavoro 2024-2029 illustrato dalla Von der Leyen, da cui emergono due priorità: l’economia e la difesa. Oltre a voler creare un nuovo fondo tutto dedicato alla competitività, l’ex ministra tedesca ha annunciato che intende promuovere due nuovi commissari, alla difesa e al Mediterraneo.
Il Green Deal rinasce come “Clean Industrial Deal” per permettere all’Europa di rimanere all’avanguardia nell’industria pulita. Si conferma l’obiettivo di ridurre le emissioni nocive del 90% entro il 2040. Tanto spazio all’economia nel programma: rafforzare il mercato unico, semplificare le regole comunitarie, investire in ricerca e innovazione, sostenere la produttività, aumentare gli investimenti, ridurre l’inquinamento nel settore industriale, ridurre i prezzi dell’energia, promuovere l’intelligenza artificiale e l’industria dei dati…Per l’agricoltura impegni un po’ vaghi: si concede che “l’agricoltura è una parte fondamentale del nostro stile di vita europeo e deve sempre rimanere tale (…) Dobbiamo consentire agli agricoltori di lavorare la loro terra senza eccessiva burocrazia, sostenere le aziende agricole a conduzione familiare e premiare gli agricoltori che lavorano con la natura”.
Tutto qui. Ci saranno le risorse per aumentare il budget dell’agricoltura? Per i fitofarmaci e gli imballaggi si ascolteranno le richieste del mondo produttivo? La semplificazione burocratica proseguirà o resterà solo sulla carta? Sarà attuato in concreto il principio di reciprocità con il food importato? Si sosterrà concretamente la produttività delle imprese agricole e il reddito di chi di agricoltura vive? Si opererà per rafforzare il mondo produttivo nel rapporto oggi sbilanciato a favore dei retailer della Grande distribuzione? Tanti, troppi punti interrogativi che giustificano la freddezza con cui il mondo agricolo italiano ha salutato la neo-presidente, pur augurandole un cordiale ‘buon lavoro’. La composita maggioranza che la sostiene su questi punti ha idee molto diverse e tutto dipenderà dalle nomine future dei Commissari, in particolare quello all’Agricoltura, dopo la deludente esperienza dell’ultimo, il polacco Janusz Wojciechowski.
Penso si possa concludere al momento che il mondo agricolo italiano si riconosce nella scelta del governo Meloni di bocciare la riconferma della Von der Leyen, se non altro per un principio di precauzione: la signora tedesca è attesa alla prova dei fatti. C’è il timore che alla fine tutto prosegua come prima, che i Verdi impongano una visione ideologica del Green Deal, che la burocrazia comunitaria con il suo dirigismo e l’eccesso di regolamentazione abbia il sopravvento sulle scelte politiche. Che in sostanza l’agricoltura torni a pagare il conto di altre scelte economiche e che manchino le risorse per un vero rilancio produttivo ‘verde’. Nel qual caso aspettiamoci un’altra stagione di trattori in marcia sulle strade d’Europa.
Lorenzo Frassoldati
direttore del Corriere Ortofrutticolo
l.frassoldati@alice.it
VON DER LEYEN ALLA PROVA DEI FATTI. MONDO AGRICOLO SUL PIEDE DI GUERRA
Italia irrilevante o isolata in Europa? Distinguiamo la propaganda dalla realtà. Il No del governo italiano alla riconferma di Ursula von der Leyen alla guida dell’esecutivo UE va letto come un atto dovuto dopo che la baronessa tedesca, non contenta del sostegno dichiarato di Popolari, Socialisti e Liberali, aveva aperto anche ai Verdi pur di avere un margine rassicurante di voti (e non rischiare figuracce a causa dei franchi tiratori).
Dopo tutto quello che era successo alla fine della legislatura, con Bruxelles assediata dai trattori dei contadini europei (a partire dai tedeschi), e la Commissione costretta a rimangiarsi parte della PAC e a mettere in freezer il Green Deal, la mossa di chiedere l’aiuto dei Verdi da parte della Von der Leyen per la sua riconferma è stato un bel giro di valzer all’insegna dell’opportunismo politico. E non a caso i Verdi il giorno dopo hanno subito iniziato a criticare la neo-presidente.
Il mondo agricolo guarda alla nuova Commissione con un po’ di scetticismo e si chiede se l’attenzione e le concessioni promesse dopo la rivolta dei trattori erano una mossa tattica per uscire dall’impasse o una vera scelta strategica, una vera inversione di rotta.
Per questo va preso con beneficio d’inventario il programma di lavoro 2024-2029 illustrato dalla Von der Leyen, da cui emergono due priorità: l’economia e la difesa. Oltre a voler creare un nuovo fondo tutto dedicato alla competitività, l’ex ministra tedesca ha annunciato che intende promuovere due nuovi commissari, alla difesa e al Mediterraneo.
Il Green Deal rinasce come “Clean Industrial Deal” per permettere all’Europa di rimanere all’avanguardia nell’industria pulita. Si conferma l’obiettivo di ridurre le emissioni nocive del 90% entro il 2040. Tanto spazio all’economia nel programma: rafforzare il mercato unico, semplificare le regole comunitarie, investire in ricerca e innovazione, sostenere la produttività, aumentare gli investimenti, ridurre l’inquinamento nel settore industriale, ridurre i prezzi dell’energia, promuovere l’intelligenza artificiale e l’industria dei dati…Per l’agricoltura impegni un po’ vaghi: si concede che “l’agricoltura è una parte fondamentale del nostro stile di vita europeo e deve sempre rimanere tale (…) Dobbiamo consentire agli agricoltori di lavorare la loro terra senza eccessiva burocrazia, sostenere le aziende agricole a conduzione familiare e premiare gli agricoltori che lavorano con la natura”.
Tutto qui. Ci saranno le risorse per aumentare il budget dell’agricoltura? Per i fitofarmaci e gli imballaggi si ascolteranno le richieste del mondo produttivo? La semplificazione burocratica proseguirà o resterà solo sulla carta? Sarà attuato in concreto il principio di reciprocità con il food importato? Si sosterrà concretamente la produttività delle imprese agricole e il reddito di chi di agricoltura vive? Si opererà per rafforzare il mondo produttivo nel rapporto oggi sbilanciato a favore dei retailer della Grande distribuzione? Tanti, troppi punti interrogativi che giustificano la freddezza con cui il mondo agricolo italiano ha salutato la neo-presidente, pur augurandole un cordiale ‘buon lavoro’. La composita maggioranza che la sostiene su questi punti ha idee molto diverse e tutto dipenderà dalle nomine future dei Commissari, in particolare quello all’Agricoltura, dopo la deludente esperienza dell’ultimo, il polacco Janusz Wojciechowski.
Penso si possa concludere al momento che il mondo agricolo italiano si riconosce nella scelta del governo Meloni di bocciare la riconferma della Von der Leyen, se non altro per un principio di precauzione: la signora tedesca è attesa alla prova dei fatti. C’è il timore che alla fine tutto prosegua come prima, che i Verdi impongano una visione ideologica del Green Deal, che la burocrazia comunitaria con il suo dirigismo e l’eccesso di regolamentazione abbia il sopravvento sulle scelte politiche. Che in sostanza l’agricoltura torni a pagare il conto di altre scelte economiche e che manchino le risorse per un vero rilancio produttivo ‘verde’. Nel qual caso aspettiamoci un’altra stagione di trattori in marcia sulle strade d’Europa.
Lorenzo Frassoldati
direttore del Corriere Ortofrutticolo
l.frassoldati@alice.it
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