La proposta di Regolamento sugli imballaggi e rifiuti da imballaggio (PPWR) è arrivata alle battute finali con il confronto tra le due posizioni espresse a fine 2023 dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’UE.
Mentre a Bruxelles si discute per trovare una soluzione di compromesso tra le diverse opinioni, Pro Food, associazione che rappresenta i principali produttori europei di imballaggi per alimenti freschi, ha organizzato all’interno della cornice di Fruit Logistica, la più importante manifestazione europea del settore ortofrutticolo, la tavola rotonda The european packaging Regulation: benefit or damage for the fruit and vegetable supply chain? durante la quale alcuni dei rappresentanti strategici del comparto hanno portato le proprie esperienze e valutazioni sulla PPWR.
Molto critico verso la proposta di eliminare gli imballaggi per l’ortofrutta è Massimiliano del Core, presidente di Ortofrutta Italia che ha sottolineato l’importanza del packaging plastico nella difesa del valore dei prodotti e nel prolungamento della shelf life, un aspetto rilevante soprattutto quando indirizzati verso i mercati esteri.
“Inoltre – aggiunge – le confezioni sono uno strumento per combattere lo spreco alimentare che avviene per il 70% dopo l’acquisto da parte dei consumatori finali Non è meno importante, infine, il ruolo che il packaging svolge nella valorizzazione dell’ortofrutta sui mercati attraverso la comunicazione delle caratteristiche dei prodotti e della provenienza. Il regolamento si dovrebbe focalizzare sulla gestione del fine vita per incentivare il riciclo”.
Sulle stesse posizioni anche Luigi Scordamaglia, CEO di Filiera Italia e Presidente di Eat Europe che rileva come questa proposta di regolamento porterebbe alla distruzione di 32mila posti di lavoro solo in Italia. “Da un lato l’UE investe fondi nella promozione di consumo di alimenti sani di cui l’ortofrutta è centrale e dall’altro, eliminando gli imballaggi, impedisce la promozione stessa di questi prodotti aumentando anche lo spreco alimentare”.
Contrario all’atteggiamento ideologico della Commissione europea anche Luc Vanoirbeek, presidente del F&V working group di COPA-COGECA, che specifica che le leggi devono essere imparziali, realistiche e convenienti. Il PPWR non rispetta nessuno di questi requisiti. Inoltre, auspica di poter aprire un dialogo più ragionevole con la prossima Commissione.
Martin Engelmann, general manager di IK Industrievereinigung Kunststoffverpackungen, che rappresenta le industrie di trasformazione della plastica in Germania sottolinea come dal punto di vista dell’approccio giuridico, il divieto di utilizzare solo gli imballaggi in plastica viola probabilmente il principio della parità di trattamento sancito dal diritto dell’UE, a meno che non vi sia una giustificazione oggettiva per un trattamento differenziato. “A questo proposito – dice – il legislatore dell’UE ha un margine di discrezionalità, ma con alcuni limiti. In particolare deve tenere conto di tutti i fatti e dati scientifici disponibili. Dati e fattori che nel caso della PPWR non sono stati adeguatamente analizzati attraverso una seria e accurata valutazione d’impatto”.
Philippe Binard, delegato generale di Freshfel Europe sottolinea come il puntare il dito contro il settore ortofrutticolo sia sproporzionato rispetto all’impatto che lo stesso ha sui volumi di packaging immessi sul mercato: “Gli imballaggi per prodotti freschi rappresentano infatti solo l’1,5% di tutti gli imballaggi alimentari utilizzati attualmente nell’UE. Inoltre, circa il 50% della frutta e della verdura viene già venduta sfusa, dimostrando che il mercato ha già ottimizzato quanto lo poteva essere. La proposta di evitare imballaggi in plastica monouso per frutta e verdura fresche denotano un’incoerenza politica, generando un aumento dello spreco alimentare e la limitazione all’uso di trattamenti post raccolta per la migliore conservazione dei prodotti, che richiedono di essere fatti all’interno di packaging specifici”.
I rischi sulla sostenibilità della filiera ortofrutticola determinati da proposte normative mal ponderate non riguardano solo l’Unione europea. Ne ha portato una testimonianza Daniel Duguay, sustainability specialist di CPMA (Canadian Produce Marketing Association), che ha spiegato come in Canada stanno vivendo una situazione molto simile a quella europea a causa della proposta del Ministero federale dell’Ambiente. Questa prevede la vendita di frutta e verdura sfuse o in imballaggi senza plastica (75% entro il 2026 e 95% entro il 2028) e la CPMA ha fatto vari studi che dimostrano che questo avrebbe un impatto negativo sulla sostenibilità della filiera di approvvigionamento di prodotti freschi del Canada.
“Andrebbe piuttosto – commenta Duguay – dato maggiore spazio a colmare le lacune strutturali per la realizzazione di una vera economia circolare. Si dovrebbe porre attenzione all’educazione dei consumatori sul ruolo che l’imballaggio primario esercita sugli alimenti: il valore del packaging non è infatti in gran parte percepito se si considera che il 90% della sua funzione la espleta prima che il consumatore lo veda sullo scaffale del negozio”.
“L’imballaggio è un fattore essenziale per la catena di approvvigionamento di frutta e verdura con delle funzionalità molto importanti anche se non sempre evidenti al consumatore. L’eliminazione o la sostituzione delle confezioni in plastica deve essere valutato con dati scientifici non solo dell’imballaggio stesso ma anche dell’impatto sulla logistica e sul contenuto – conclude Mauro Salini Presidente PRO FOOD –. Quando poi si parla di sostenibilità dell’imballaggio l’approccio deve essere di ampia visione e considerarne non solo l’aspetto ambientale ma anche quello economico e sociale”.
Questi punti sottolineano la complessità della questione dell’imballaggio per frutta e verdura. È importante trovare soluzioni sostenibili che considerino tutti questi aspetti e coinvolgano l’intera filiera per raggiungere un equilibrio tra funzionalità, sostenibilità e circolarità. “A questo proposito”, continua Salini, “alla luce delle posizioni espresse durante la tavola rotonda, sarebbe opportuna una presa di posizione comune da parte di tutti gli attori della filiera per evitare che il PPWR possa generare ulteriori danni ad un settore vitale”