Dal 22 gennaio scorso gli agricoltori italiani sono scesi in piazza e nelle strade con i loro trattori, per manifestare la loro grande difficoltà a continuare la loro attività e la loro sofferenza.
“Le politiche agricole attuate da vari anni sia a livello nazionale che a livello europeo, lontane ed avulse dalle vere necessità del comparto”, spiega in una nota il COPOI, Coordinamento produttori ortofrutticoli italiani, “hanno sempre più relegato l’agricoltore, anello importante e fondamentale di tutte le filiere, ad un forte stato di “schiavitù”, a causa di un sistema perverso che l’ha sempre piu impoverito (al pari di tutte le piccole e medie imprese del settore) ed ha arricchito tutte le altre realtà, o lobby, che su di esso speculano.
Tanti i problemi che in piena solitudine gli agricoltori hanno dovuto affrontare in questi anni, dalle vessazioni subite perché costretti a cedere il loro prodotto ad un prezzo che non copre nemmeno il costo di produzione, agli aumenti vertiginosi del costo delle materie prime, del gasolio e dell’elettricità, ad una burocrazia sempre più asfissiante, alla tragedia delle variazioni climatiche e a tutta una serie di grossi limiti che un mercato globale selvaggio impone”.
“Le problematiche sollevate con forza e all’unanimità dagli agricoltori di tutta la nazione, non sono solo di competenza europea, così come il ministro del MASAF Francesco Lollobrigida e le associazioni di categoria maggiormente rappresentative vorrebbero far credere, ma sono anche di competenza del governo italiano”.
Gli agricoltori di tutta Italia stanno chiedendo a gran voce:
– il riconoscimento del costo di produzione;
– la modifica della legge 102/2004 e un nuovo piano assicurativo nazionale.
– l’accesso al credito agevolato per salvare tante aziende in difficoltà momentanea, dovuta alla grande speculazione dell’aumento delle materie prime , ma sostanzialmente sane e con capacità produttiva futura.
-una moratoria bancaria e fiscale al fine di consentire un po’ di respiro alle aziende dopo gli effetti nefasti delle tensioni geopolitiche ancora in atto.
“Tutto quanto sopra citato è di competenza del governo nazionale e alcuni punti, come il costo di produzione e la modifica della legge 102/ 2004, possono immediatamente trovare attuazione con un decreto legge, considerata le realtà “necessità ed urgenza”. Naturalmente gli agricoltori scesi in piazza, puntano anche il dito contro l’’Europa:
– la transizione ecologica non può e non deve pesare in modo drammatico sugli agricoltori;
– la strategia Farm to Fork deve necessariamente tenere conto delle esigenze produttive degli agricoltori, e dell’agricoltura, con un periodo di salvaguardia per piccole e medie aziende agricole;
– gli accordi bilaterali con i vari paesi extra UE, devono a scadenza essere necessariamente rivisitati e rinegozianti dando priorità nei mercati ai prodotti italiani (confermando così quella “sovranità “ di cui il nostro ministero Lollobrigida si vanta);
– necessita rivedere le direttive che prevedono la cessazione, entro il 2026, di tutte le agevolazioni sul gasolio agricolo.
Il COPOI ribadisce e conferma la propria vicinanza e il proprio sostegno alla lotta degli agricoltori e garantisce la propria presenza alle tante manifestazioni che in questi giorni sono in atto sul territorio nazionale.
Contestualmente chiede che il presidente del governo, Giorgia Meloni, unitamente al Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste, aprano un dialogo diretto con i rappresentanti dei vari gruppi di agricoltori che scesi nelle piazza e nelle strade di tutta la nazione, stanno in questo momento manifestando poiché non si sentono assolutamente rappresentati dalle associazioni di categoria .