SICCITÀ, ANBI: “LA CRISI IDRICA MINACCIA LA COESIONE NAZIONALE E AUMENTA IL CONTRASTO FRA INTERESSI ECONOMICI”

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La crisi idrica è una minaccia per la coesione nazionale. Si amplificano, infatti, i contrasti fra i portatori d’interesse: dalle Regioni agli utenti, dal mondo agricolo ai produttori di energia.

A dirlo è Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela de Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto ad un convegno organizzato dai Consorzi di bonifica mantovani nell’ambito delle celebrazioni per il Centenario dello storico Congresso di San Donà di Piave. Prosegue Gargano: “Guardiamo perciò con grande attenzione all’annunciato Decreto Acqua previsto dal Governo per il prossimo 16 Marzo e che dovrebbe definire una cabina di regia contro la siccità, nonché eventuali commissariamenti di opere incompiute, oltre a destinare risorse per avviare interventi di contrasto alle conseguenze dei cambiamenti climatici. In Italia, la legge 152 indica, dopo quello umano, la priorità dell’uso agricolo per le risorse idriche; è però ripetutamente disattesa sull’ara dei forti interessi concorrenti, cresciuti negli anni. Il futuro dell’Italia – aggiunge il DG di ANBI – deve essere legato ad un modello identitario di valorizzazione del territorio, che non può essere caratterizzato dagli stati d’emergenza. Il paradosso è la legge contro l’indiscriminato consumo di suolo: tutti, a parole la vogliono; in realtà giace dispersa nei meandri parlamentari dall’epoca del Governo Monti nel 2013”.

“Quella, che stiamo inevitabilmente per affrontare sarà l’ottava annata siccitosa nei recenti 20 anni e la terza consecutiva, così da poterla difficilmente considerare un evento eccezionale, bensì un fatto ormai endemico almeno in alcune aree del Paese – commenta il Presidente di ANBI, Francesco Vincenzi – Per questo, chiediamo l’operatività del Piano Idrico Nazionale, prologo all’auspicato Ministero dell’Acqua già presente in Spagna. Vanno superati rapidamente gli ostacoli finanziari, ma soprattutto burocratici, all’avvio del Piano Laghetti: destinare un miliardo all’anno sarebbe già un segnale importante; basti pensare che, solo nel 2022, la siccità è costata 13 miliardi al sistema Paese, di cui 6 di mancata produzione agricola, penalizzando non solo il settore primario, ma l’obbiettivo della sovranità alimentare.”

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