L’intervento sul nostro sito di Roberto Giadone, presidente di Natura Iblea, che ha commentato il drammatico problema della mancanza di manodopera nel settore, ha riscosso successo e crescente interesse tra i lettori, portando qualcuno, sui social, ad alcune considerazioni sul tema.
Salvatore Garofalo, buyer ortofrutta di Tatò Paride Spa, complimentandosi con l’imprenditore siciliano per il suo commento su un argomento così complesso, aggiunge: “A me non dispiacerebbe l’idea di avere manodopera di prima linea italiana ben remunerata perché oggi più che mai non si spiega perché si possano sostenere aumenti di ogni genere ribaltandoli sui prezzi al consumo e tentennare e perdere tempo di fronte alla necessità di aumentare i salari in maniera importante soprattutto per questi mestieri usuranti. Si ridarebbe dignità ai mestieri remunerandoli bene perché fino a prima dell’avvento del reddito di cittadinanza queste categorie erano come si suol dire “cornuti e mazziati”… da genitore non avrei nessun problema ad indirizzare un figlio a fare il bracciante agricolo o il manovale purché la società riconosca il valore di questi mestieri non solo a livello economico perché non ci si vergogni mai o non ci si senta mai dei lavoratori di serie B… e poi la scuola pubblica… un fallimento. Alle superiori servirebbe 50 e 50: fare lezioni teoriche e di cultura generale e le altre direttamente nelle aziende a imparare e a capire il proprio percorso che non tutti riconoscono in adolescenza… terminate le superiori per andare a lavorare con stipendi di inserimento a 18 anni per crescere”.
Interviene anche l’agronomo Diliddo che scrive: “La giornata minima per un bracciante è 56,80 euro (parlo della provincia di Foggia). Il reddito di cittadinanza al massimo 700 euro mensili. Quindi non è vero che c’entri. E poi bisogna essere residenti da 10 anni per poterne usufruire. Il problema è che in agricoltura manca la possibilità di poter crescere all’interno dell’azienda. Sono rari i casi in cui da bracciante si diventa responsabile. Soprattutto quando si è stranieri. Io, prima della laurea ho sempre lavorato come bracciante. Grazie al titolo di studio ho potuto fare altro e, molto spesso, sono tornato nelle stesse aziende a fare l’agronomo. Ma per ragazzo che non ha titolo di studio questo non può succedere. Ed è spiegata la mancata attrattività del settore agricolo”. Commento a cui replica lo stesso Giadone precisando come sia “proprio quello che dico nell’articolo”.