MELINDA E NOVAMONT INSIEME PER PACKAGING E BIODISERBANTE REALIZZATI CON SCARTI DELLA MELA

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Melinda ha lanciato ieri a Fruit Attraction la sua collaborazione con Novamont, azienda modello di bioeconomia incentrata sull’uso delle risorse e sulla rigenerazione territoriale specializzata nella produzione di biopolimeri ed energie rinnovabili per la creazione del bipolimero BioBDO e di un diserbante a basso impatto, derivato dagli scarti della mela.

La collaborazione, del tutto inedita nel settore dell’economia circolare, è nata due anni fa ed entro l’anno porterà sul mercato i primi risultati riguardanti il nuovo bio-pack BioBDO. Novamont lo sta sviluppando con gli scarti delle mele fornite da Melinda e La Trentina e sarà usato per i nuovi packaging del colosso italiano melicolo con la logica – suggerita dal direttore generale Paolo Gerevini (nella foto di apertura) – “di creare un packaging per la mela dalla mela”. “Il nuovo packaging – ci spiega Gerevini a Madrid – nasce dalla fermentazione degli zuccheri della mela di sarto. Sarà totalmente biodegradabile sia nel suolo che nell’acqua sotto condizioni aerobiche e permetterà anche il controllo delle erbe infestanti”.

Per questo tipo di progetto, Novamont ha dato la disponibilità per una capacità produttiva pari a 30mila tonnellate l’anno. Gli scarti forniti da Melinda saranno lavorati sia in un impianto di cogenerazione che in uno di biodigestato per la produzione di biopolimeri.

Rosa Puig

“L’altro progetto attivo con Melinda-La Trentina – ci spiega Rosa Puig, marketing manager di Novamont in Iberia, per Spagna e Portogallo, presente alla conferenza stampa presso lo stand dell’azienda trentina a Fruit Attracion -, ancora in fase di test pre-industriale, porterà allo sviluppo di un diserbante a basso impatto ambientale, sempre ricavato dagli scarti delle mele, che rappresenta un’alternativa sostenibile all’uso del glifosate. Lo stiamo testando direttamente nelle nostre bio-raffinerie in Sardegna con l’intento di arrivare ad un “intermediario chimico” derivato dagli scarti di mela e in particolare dal recupero dell’acido pelargonico. Il vantaggio è anche che si può applicare ad un minor costo perché ne serve di meno e ha un effetto più diretto che va ad impattare meno sulla biodiversità oltre al fatto che non lascia residui nell’arco di 24 ore. Il prodotto finale dovrebbe vedere la luce sul mercato tra il 2023 e il 2024, se tutto va bene”.

Le iniziative di sostenibilità di Melinda-La Trentina che si appresta a presentare, tra un mese, il proprio bilancio di sostenibilità, partono dalla creazione, due anni fa di un dipartimento interno di ricerca e sviluppo che, grazie ai fondi del PNRR, ha permesso di raddoppiare il parco fotovoltaico. Se oggi produce il 10% del fabbisogno energetico del Consorzio, si punta ad arrivare, a breve, al 20%.

“Tra i nostri progetto c’è anche quello di aumentare la capacità conservativa delle celle ipogee fino a 40mila tonnellate di prodotto e stante la peculiarità unica di questo sistema di stoccaggio, aprirci anche al settore turistico. A tal fine abbiamo in mente di realizzare una sorta di funivia per il trasporto di merci e persone il cui progetto è stato già presentato alla logistica.

Altra collaborazione inedita, presentata da Melinda-La Trentina, è quella con Netafim, azienda leader nel settore irriguo, per l’installazione, sopra il malto fogliare dei meleti di impianti che irrorano acqua, dall’alto.

Mariangela Latella

maralate@gmail.com

Madrid

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