DAL METANO AL GPL, COSTI ABBATTUTI: RISORGE LA FARRIS. MERCURI: “INVESTIMENTO DI 1 MILIONE RIPAGATO IN 100 GIORNI”

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Farris di Foggia, un caso di lungimiranza imprenditoriale che ha impedito all’azienda di soccombere sotto la scure del caro-energia.

Di fronte all’ importante aumento del prezzo del metano e dell’elettricità già registratosi sul finire dello scorso anno, prima ancora dello scoppio della guerra in Ucraina, l’amministratore unico dell’azienda specializzata nella lavorazione e trasformazione di ortaggi freschi e di qualità in disidratati, semi dry IQF e surgelati, Giorgio Mercuri (nella foto), già presidente dal 2013 al giugno di quest’anno di Fedagri-Confcooperative e dell’Alleanza delle Coop Agroalimentari, non ha infatti perso tempo e il 13 gennaio scorso ha deciso di chiudere tutto per sei mesi, riconvertendo il sistema di approvvigionamento energetico da metano in gpl, che costava la metà, aumentando inoltre la superficie di pannelli fotovoltaici già presente sui tetti dello stabilimento.

A circa due mesi dalla riapertura, Mercuri ha tracciato al Corriere Ortofrutticolo un bilancio di questa riconversione energetica che ha prodotto brillanti risultati. “Abbiamo utilizzato qualcosa di alternativo che ci permette di stare meglio di altre aziende che non hanno fatto nulla in attesa si abbassasse il prezzo del metano e dell’energia. Il gpl viene scartato dalle aziende perché non è comodo, deve essere trasportato, si devono realizzare gli stoccaggi e cambiare le macchine di lavorazione. Ma già a gennaio avevamo calcolato che avremmo avuto un abbattimento dei costi del 50% rispetto al metano, quindi non ci abbiamo pensato due volte anche se significava fare investimenti importanti, nell’ordine di un milione di euro. Abbiamo anche aggiunto 350 kilowatt di energia fotovoltaica. Non abbiamo aspettato incentivi agroenergetici o quant’altro, perché l’attesa sarebbe stata troppo lunga”.

“Il bilancio dopo 50 giorni di riapertura – aggiunge Mercuri – è che quell’investimento da un milione di euro con altri 50 giorni di attività ce lo siamo già ripagato, vista l’ascesa dei prezzi di metano ed energia elettrica. Sì, siamo stati lungimiranti, ma fa parte della visione dell’imprenditore, questa scelta ci consente di avere meno problemi degli altri ma abbiamo comunque altri problemi. Ad esempio, i fornitori degli imballaggi di vario genere fanno fatica a darci il prodotto perché stanno accusando i colpi del caroenergia”.

– Come consigliere con delega all’ internazionalizzazione di Confcooperative, quanto aiuta l’export in questo momento difficile e cosa fare per sostenerlo?

“E’ chiaro che oggi le aziende cooperative rivolte all’export stanno sopportando meglio questa crisi, i prezzi che fanno all’estero sono infatti notevolmente più alti del mercato nazionale e questo gli consente, non dico di chiudere i bilanci in positivo, ma perlomeno di non avere grandi perdite. Mi auguro che il nuovo governo continui a pensare che l’export è un’opportunità per il nostro Paese. Ci aspettiamo un governo che continui a lavorare sia alla difesa del Made in Italy sia alla capacità di occupare nuovi mercati, quindi le politiche italiane devono essere di ulteriore investimento su internazionalizzazione ed export per difendersi da competitor agguerriti come Francia e Spagna”.

Cristina Latessa

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