PALLOTTINI, LE SFIDE DI UN MONDO MENO SOSTENIBILE

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La guerra in Ucraina ha portato a uno scenario di crisi alimentare globale che può avere ricadute devastanti.
E’ l’allarme lanciato dalla FAO che ha stimato come 20 Paesi siano sull’orlo di una crisi alimentare imminente per l’interruzione della fornitura di grano da parte di Russia e Ucraina (che assieme ne producono il 28%), mentre volano i prezzi delle commodity alimentari in scia a fenomeni speculativi che pesano sulle tasche dei consumatori e l’aumento dei costi produttivi, dall’energia ai trasporti, zavorra produttori e imprese agroalimentari.
Su questo preoccupante scenario globale abbiamo chiesto il parere di Fabio Massimo Pallottini (nella foto), presidente di Italmercatidirettore generale del CAR e coordinatore europeo del WUWM (World Union of Wholesale Markets), con una profonda conoscenza di materie economiche e sociali maturata nei primi anni di impegno professionale in diversi Uffici Studi, in Italia e all’estero.
– Presidente, siamo davvero sull’orlo di una crisi alimentare devastante?
“Se il problema in Italia è quello di avere il grano a un prezzo un pò più alto, quello di cui parlano FAO e ONU è dell’impossibilità di sfamare milioni e milioni di persone e questo naturalmente può avere un impatto devastante. Non è sostenibile per il pianeta, quando ci sono milioni di persone che non hanno materia prima per alimentarsi. Diciamo che questi eventi hanno riacceso molto l’attenzione su quella che chiamiamo la geopolitica del cibo, sul fatto che la globalizzazione dei mercati è una cosa positiva ma in certe situazioni può portare a condizioni estreme”.
– La guerra in Ucraina, che effetti pratici sta avendo sui mercati agroalimentari?
“Principalmente riscontriamo due effetti: da un lato sul clima psicologico, questa guerra un po’ di impatto sulle scelte del consumo ce l’ha, dall’altro vediamo l’impatto sulla catena di produzione. Pensiamo agli aumenti dei carburanti, dei fertilizzanti, dell’imballaggio: tutto questo incide sui costi di produzione. Aggiungiamo poi un contesto molto negativo che è il potere di acquisto dei cittadini, che di fronte a un aumento del costo della vita si trovano a dover fare delle scelte in termini di bilancio familiare e possono anche arrivare a tagliare la spesa alimentare. Finora mi sembra di poter dire che il mondo della produzione e dei mercati che stanno dentro questa filiera, stanno cercando di assorbire questi extracosti ma, siccome sono importanti, non sempre è possibile”.
– Come si può uscire da questa situazione, solo con la fine della guerra?
“Sarebbe la cosa più auspicabile, non solo per i prezzi ma dal punto di vista sociale e generale. Poi se ne può uscire in qualche misura aumentando la capacità di produzione della nostra agricoltura, cosa che peraltro si sta provando a fare, aumentando la quota delle energie rinnovabili e rendendo sostanzialmente un po’ più autonomo il processo del nostro sistema produttivo”.
In questa situazione si sono verificate speculazioni?
“E’ uno scenario che si presta un po’ a che qualcuno approfitti della situazione ma mi pare che per il momento, se parliamo della filiera dei prodotti freschi, sia un discorso marginale. Sicuramente, però, bisogna vigilare e questo è un po’ il ruolo che svolgiamo noi”.
– Come coordinatore europeo del WUWM, quali le azioni intraprese contro la crisi?
“Come sistema europeo, abbiamo lanciato l’iniziativa di capire che impatto sta avendo sulle nostre strutture l’aumento dell’energia e i modi per affrontarlo. Sicuramente c’è lo sforzo da parte di tutti di aumentare la quota di produzione da energie rinnovabili e poi puntiamo anche sullo sviluppo della mobilità elettrica”.
Cristina Latessa

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