“L’allarme si è creato per un solo giorno di chiusura di un solo magazzino, a Conversano (Bari), sabato scorso. Il giorno prima aveva piovuto e per precauzione il centro di raccolta ha chiuso per capire se le ciliegie fossero comunque sane e adatte allo stoccaggio. Ma oggi (lunedì 13 giugno, ndr) ha già riaperto i battenti. Certi allarmismi servono solo per fare polemica fine a Sè stessa”.
Nicola Giuliano (nella foto), amministratore dell’omonimo gruppo pugliese, tra le principali aziende ortofrutticole italiane e del comparto cerasicolo, commenta così la notizia diffusa da Coldiretti Puglia, che ha denunciato la chiusura di magazzini e il crollo sui prezzi (leggi news).
Sulle quotazioni, tuttavia, l’imprenditore barese conferma valori bassi: “I prezzi viaggiano tra 1 euro e 1,50 euro al chilo. Il problema è che i volumi sono molto abbondanti, il doppio di un’annata normale, ma i calibri sono piccoli. Pertanto le quotazioni sui mercati ne risentono. Anche all’estero dobbiamo battagliare nei discount del Nord Europa con gli altri concorrenti, tra cui Grecia, Turchia e Azerbaigian. Per rimanere competitivi i prezzi devono essere adeguati a quelli dei competitors”.
Ma per Giuliano il nodo centrale della questione rimane sempre la scarsa competitività dell’Italia sui costi di produzione, ben più alti della concorrenza: “Abbiamo alti costi perché siamo un Paese che giustamente rispetta e applica le regole. Altri Paesi competitors hanno costi che sono la metà dei nostri, a partire dalla manodopera, che è l’indice che influisce maggiormente. Ma non credo sia concorrenza sleale. Non possiamo sindacare sulle dinamiche interne degli altri Paesi produttori. Il problema è la politica europea che non effettua i dovuti controlli, che lasciare entrare di tutto. Ma soprattutto l’UE dovrebbe ridurre, se non azzerare, le differenze di prezzo tra i Paesi produttori, magari con dazi ad hoc. Ma non viene fatto nulla di tutto ciò, mantenendo due pesi e due misure”.
Emanuele Zanini