Il caldo torrido di quest’estate e quello anomalo della prima parte dell’autunno hanno scombussolato e non poco molte produzioni. Non fa eccezione il radicchio, che ha sofferto le temperature sopra la media.
A testimoniarlo è anche Cristiana Furiani (nella foto), responsabile commerciale di Geofur, azienda di Legnago (Verona), specializzata nella produzione e vendita di radicchio che a giugno 2015 ha registrato un aumento di fatturato (e di volumi) del 18% rispetto all’anno precedente. “Il prodotto è ancora fragile con quantitativi superiori alle previsioni. L’assenza o comunque scarsità di brinate notturne, quelle che danno vigore e croccantezza all’ortaggio, ha creato qualche problema”, spiega la manager veronese. A questo, secondo Furiani, si sono aggiunti prezzi in generale bassi o comunque inferiori alla media. “Sulle produzioni abbiamo riscontrato sui mercati una sovrapproduzione in particolare di radicchio precoce e variegato. Per quanto riguarda la nostra azienda invece abbiamo lavorato sodo per garantire un buon livello qualitativo accelerando la raccolta ed evitare così eccessi di maturazione del prodotto e regolamentare i volumi, programmando le vendite. Grazie alla nostra organizzazione abbiamo assorbito le difficoltà produttive. Ma per molti altri produttori non è stato così”, ammette l’imprenditrice veneta che lamenta una cronica disorganizzazione del comparto. “Nel mondo del radicchio ci saranno una decina di aziende/gruppi organizzati in maniera efficiente. Gli altri non riescono a garantire qualità costante e produrre in maniera mirata. C’è insomma poca organizzazione, poco coordinamento. In una parola: disaggregazione. Le aziende, specie quelle più piccole, diffidano ancora a fare sistema, forse per brutte esperienze passate. E così pensano più a spuntare prezzi migliori magari contrattando direttamente con le catene distributive, senza pensare che in questo modo danneggiano il settore. Non c’è professionalità”.
Intanto procede a buon ritmo il lavoro con il Consorzio di tutela del Radicchio di Verona Igp, nato due anni fa (leggi news) con venti aziende socie (tra produttori e confezionatori) e presieduto dalla stessa Furiani.
“L’attenzione sul prodotto certificato è in crescita. Anche la grande distribuzione sta rivolgendo sempre più attenzione al prodotto igp. Il lavoro da fare è ancora molto per far decollare la richiesta ma il trend è positivo”. (e.z.)